Bruxelles – Un nuovo parere motivato, il secondo da quando la Commissione europea ha avviato la procedura di infrazione ad aprile 2020. Per l’esecutivo europeo la Polonia continua a violare il diritto europeo non garantendo un’adeguata indipendenza dei giudici.
In particolare Bruxelles non gradisce i poteri conferiti dalle autorità polacche alla Sezione disciplinare della Corte Suprema mediante la riforma della giustizia introdotta nel Paese alla fine del 2019. L’organo disciplinare, che non offre garanzie in termini di indipendenza e imparzialità dalla politica (è considerata infatti il cavallo di troia del governo nel campo della giustizia), ha la facoltà di prendere decisioni sullo status giuridico dei magistrati polacchi, prendendo provvedimenti che riguardano la loro immunità, l’esercizio delle loro funzioni e il loro stipendio, spingendosi anche a intaccare le prestazioni previdenziali e pensionistiche ricevute dai giudici della Corte Suprema.
L’influenza politica esercitata sulla Disciplinary Chamber si ripercuoterebbe così direttamente sulle decisioni prese dai giudici, esercitando su di loro un “effetto dissuasivo” (“chilling effect”) e incidendo così sul funzionamento della giustizia e sull’effettività del diritto (la violazione riguarda l’art.19 del Trattato sull’Unione Europea che affida anche ai tribunali e alle corti degli Stati membri l’onere di garantire controllo giurisdizionale nell’ordinamento giuridico).
La Polonia aveva già ricevuto una lettera di messa in mora sulla questione il 3 dicembre 2020, che a sua volta aveva seguito un primo parere motivato emesso a fine ottobre 2020. Rispetto ai reclami notificati da Bruxelles, tuttavia, le autorità polacche non hanno fornito sufficienti argomentazioni per rimediare alle violazione della legge europea. In mancanza di misure che entro un mese riportino Varsavia ad attenersi ai trattati la procedura di infrazione entrerebbe nel suo stadio più avanzato e la Commissione potrebbe impugnare il caso davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (che si è già espressa sulla nuova riforma della giustizia).
Proprio negli ultimi giorni in Polonia aveva fatto discutere un provvedimento con cui Procuratore Generale della Repubblica (che in Polonia è anche Ministro della Giustizia) aveva disposto il trasferimento di una ventina di magistrati a centinaia di chilometri di distanza dalla loro precedente sede di lavoro. La gran parte dei destinatari del provvedimento aveva pubblicamente criticato la difficoltà di lavorare in Polonia per garantire il funzionamento della giustizia. Alcuni di essi hanno subito una degradazione dei loro incarichi. Un comunicato di Medel, un’associazione europea di magistrati, ha denunciato la chiara violazione delle regole dello stato di diritto.