Bruxelles – Se il cloud computing è la prima frontiera digitale da raggiungere per le imprese dell’Unione Europea, l’Italia ha già iniziato a tracciare la strada: il 59 per cento delle aziende italiane può accedere alle risorse di elaborazione ospitate da terze parti su Internet, invece di costruire la propria infrastruttura IT. È quanto emerge dall’indagine annuale Eurostat sull’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sull’e-commerce nelle imprese UE (qui il link).
Italia ai piedi del podio, dietro solo ai tre Paesi scandinavi: Finlandia (75 per cento), Svezia (70) e Danimarca (67). Ma nessuno può competere con i progressi di Roma negli ultimi due anni: se la media UE nel 2020 è del 36 per cento, le aziende italiane che usano il cloud sono passate da circa una su quattro nel 2018 (23 per cento) a tre su cinque lo scorso anno (59 per cento).
La tendenza europea mostra che l’accesso al pool di risorse noto come cloud computing è in crescita, ma ancora da implementare. Dal momento in cui i servizi cloud vengono forniti online, le aziende devono avere accesso a Internet per poterli utilizzare: nel 2020, il 98 per cento delle imprese UE che impiegavano 10 o più persone aveva questo accesso e l’uso del cloud computing è passato dal 24 per cento del 2018 al 36 del 2020.