Bruxelles – Concludere la riforma della PAC tenendo conto degli obiettivi di sostenibilità del Green Deal europeo. Proseguono a Bruxelles i negoziati tra Consiglio e Parlamento sulla nuova Politica agricola comune che entrerà in vigore dal primo gennaio 2023, mentre la Commissione europea è convinta che con i nuovi Piani strategici della PAC post-2020 “tutti gli agricoltori potranno beneficiare del Green Deal”. Lo sottolinea il commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, al termine della prima riunione informale dei ministri responsabili sotto la presidenza di turno del Portogallo. Per il Commissario i piani sono la chiave per il successo della nuova politica agricola comune e per essere efficaci dovranno essere adattati al contesto specifico dei singoli stati.
La Commissione ha chiesto ai Paesi di formulare piani strategici con azioni da mettere in pratica per incontrare gli obiettivi ambientali da raggiungere a livello europeo. A fine dicembre ha inviato agli Stati membri una serie di raccomandazioni con cui formulare questi piani e assicurare che la nuova PAC sia in linea con il Green Deal. Il Regolamento sui piani strategici è uno dei tre pilastri della riforma in discussione a Bruxelles ed è di fatto la più grande novità di questa riforma. Dovranno essere presentati alla Commissione europea al più tardi nel 2022, in modo da darle il tempo di valutarli e di apportare eventuali modifiche.
Le preoccupazioni dell’Italia
Per raggiungere l’accordo definitivo nei triloghi già in primavera, come auspicato dalla presidenza di Lisbona, al Consiglio Agricoltura che si è svolto ieri gli Stati membri hanno chiesto in sostanza di difendere i contenuti dell’accordo trovato in Consiglio a fine ottobre. Tra i temi affrontanti durante la sessione pubblica anche ‘l’architettura verde’, ovvero gli eco-schemi della Pac, uno strumento di sostegno economico agli agricoltori che scelgono di essere più ambiziosi in termini di tutela dell’ambiente e azione per il clima. Per il Consiglio almeno il 20 per cento dei finanziamenti del primo pilastro della PAC (gli aiuti diretti) dovrebbe essere allocata dagli Stati membri per politiche verdi, attraverso questi eco-schemi, tra cui si includono pratiche come agricoltura di precisione, agroforestale e agricoltura biologica. Mentre per il Parlamento la quota dovrebbe salire al 30 per cento.
Di questa architettura verde l’Italia “ne condivide pienamente gli obiettivi”, ha affermato al Consiglio il sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate, pur essendo “fortemente preoccupati per la complicazione ed i pesanti oneri burocratici”. Ha sottolineato quindi la necessità di “più ampia flessibilità possibile nella scelta degli interventi da attuare nell’ambito del Piano Strategico nazionale”, ancora di più per un “Paese come l’Italia che è caratterizzata da una agricoltura regionalizzata”. Da parte dell’Italia arriva l’idea di rafforzare gli strumenti sulla gestione del rischio, soprattutto “per i Paesi mediterranei che, più di altri, sono sottoposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici”, destinando una piccola quota dei pagamenti diretti per creare un fondo di mutualizzazione in caso di crisi. Una proposta accolta ma, secondo l’Italia, con risorse insufficienti perché attualmente fissata al 1 per cento dei pagamenti diretti (l’Italia ne chiede il 3).
Sul tavolo dei ministri anche le relazioni commerciali con il Regno Unito. Sul fronte della pesca i ministri hanno conferito alla Commissione il mandato per negoziare a nome loro con Londra attraverso consultazioni le quote di pescato per il 2021. Con l’accordo di dicembre post-Brexit si era deciso, infatti, di portare avanti per i primi tre mesi dell’anno i TAC (i totali ammissibili di catture, quindi le possibilità di pesca) dello scorso anno, “in modo da dare garanzie ai nostri pescatori”, ha spiegato la Commissione europea. Da marzo in poi dovranno essere definite più precisamente le “opportunità di pesca” per il 2021 e sarà l’Esecutivo a dover negoziare con Londra.
Cresce l’export agroalimentare dell’Ue, nonostante il Covid
Da gennaio a ottobre 2020 l’export agroalimentare della Ue ha registrato una crescita sostenuta, sfiorando i 152 miliardi di euro, con un aumento di mezzo punto percentuale sullo stesso periodo del 2019. Le importazioni di settore, invece, si sono attestate a circa 102 miliardi, rimanendo quasi stabili. “Questo dimostra l’importanza e la resilienza del settore agroalimentare e della produzione in Europa”, ha commentato Janusz Wojciechowski. La Commissione ha pubblicato ieri il rapporto sul commercio agroalimentare dell’Ue tra gennaio e ottobre dell’anno scorso in cui si sottolinea che il favorevole andamento dell’export è stato trainato principalmente dalla crescita delle vendite sul mercato cinese, con un aumento di oltre 3 miliardi dovuto all’export di carne suina, grano e alimenti per l’infanzia. I dati mettono in luce anche un aumento delle esportazioni di settore in Arabia Saudita, soprattutto per orzo e prodotti lattiero-caseari.