Bruxelles – Sfumano lentamente i piani della Commissione Europea di vaccinare almeno il 70 per cento della popolazione adulta europea entro l’estate. Dopo i ritardi delle consegne di Biontech-Pfizer, la Commissione deve fare oggi i conti anche con quelli di AstraZeneca, che venerdì ha annunciato che non sarà in grado di consegnare quanto previsto nel primo trimestre 2021. Il via libera dell’Agenzia europea dei medicinali (EMA) per il vaccino sviluppato da AstraZeneca è atteso venerdì 29 gennaio ma intanto la casa farmaceutica anglo-svedese ha preso parte a Bruxelles a una riunione straordinaria, con la Commissione e i rappresentanti degli Stati membri, nel Comitato esecutivo che si occupa di gestire la campagna vaccinale dell’Ue.
“L’Unione Europea vuole sapere esattamente quali dosi sono state prodotte da AstraZeneca e dove esattamente finora e se o a chi sono state consegnate”, spiega con toni molto duri la commissaria Stella Kyriakides al termine dell’incontro. Insinua, neanche troppo velatamente, che le dosi promesse all’Unione Europea siano intanto state vendute a Paesi fuori dall’Ue. E da Bruxelles vogliono vederci chiaro. “Le risposte dell’azienda non sono state finora soddisfacenti. Ecco perché stasera è previsto un secondo incontro”, ha annunciato la commissaria alla Salute.
Per fare chiarezza la Commissione ha proposto oggi ai 27 di istituire “quanto prima un meccanismo di trasparenza delle esportazioni” per fare chiarezza sulle transazioni e piena trasparenza riguardo all’esportazione di vaccini dall’UE. “In futuro, tutte le aziende che producono vaccini contro il COVID-19 nell’UE dovranno fornire una notifica tempestiva ogni volta che desiderano esportare vaccini in paesi terzi”, assicura la commissaria.
Bruxelles non nasconde la sua irritazione. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha già parlato al telefono questa mattina con l’ad di AstraZeneca, Pascal Soriot, chiarendo “di aspettarsi che la società rispetti le consegne dei vaccini concordate nel contratto”, fa sapere il portavoce dell’Esecutivo, Eric Mamer durante il briefing con la stampa (25 gennaio). A quanto risulta dalle parole di Mamer la presidente “ha ricordato che l’Ue ha investito una somma significativa nell’azienda proprio per garantire che i prodotti arrivino per tempo, ancora prima dell’approvazione da parte dell’Ema”, evidentemente proprio per contribuire a rafforzare la capacità di produzione.
I dati sui finanziamenti non sono pubblici ma secondo Reuters si tratta di un pagamento anticipato di 336 milioni di euro (409 milioni di dollari) da parte dell’Ue quando quest’ultima ha firmato il contratto di prenotazione in agosto per 300 milioni di dosi, con l’opzione di sbloccarne altri 100 milioni. Di queste, circa 80 milioni di dosi dovevano arrivare entro la fine di marzo, mentre sempre secondo Reuters dovrebbero arrivarne solo 31 milioni. Non è ancora chiaro quali saranno le perdite per i singoli Stati membri ma per l’Italia il premier Conte ha scritto in un post Facebook che “se fosse confermata la riduzione del 60 per cento delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni”. In realtà il calcolo non è esatto perché secondo il piano di vaccinazione dell’Italia nel primo trimestre erano attesi 16 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca, ma secondo qualcuno il premier si sarebbe semplicemente confuso con i dati sul vaccino Pfizer che prevedono appunto 8 milioni di dosi nel primo trimestre. Ad ogni modo, se la riduzione delle dosi è confermata al 60 per cento, l’Italia fino a marzo dovrebbe avere 6,4 milioni di dosi invece di 16.
Mamer ha aggiunto che l’Ue si aspetta che “l’azienda trovi soluzioni per ovviare ai ritardi”. L’Unione ha puntato molto sul vaccino di AstraZeneca sviluppato con l’Università di Oxford perché è più economico e soprattutto ha bisogno di meno accorgimenti logistici per essere trasportato e conservato. Anche il presidente del Consiglio Charles Michel ha sottolineato in una intervista alla Radio francese Europe 1 di ieri che “intendiamo far rispettare i contratti che sono stati convalidati dalle case farmaceutiche e fare in modo che ci sia della trasparenza utilizzando tutti gli strumenti giuridici di cui disponiamo”.
Sul punto si è espresso al Consiglio Affari Esteri anche il ministro italiano Luigi Di Maio, ricordando la necessità “che le aziende produttrici si assumano la piena responsabilità della consegna diretta e senza ritardi dei vaccini agli Stati membri. Si tratta di un processo molto delicato e contiamo su un monitoraggio costante e attivo anche da parte della Commissione”.