Roma – Dopo giorni si stallo, Giuseppe Conte si avvia alle dimissioni. Per domani mattina, martedì, alle 9.00 è convocato un Consiglio dei ministri per “comunicare la volontà di recarsi al Quirinale a rassegnare le dimissioni” e dopo il quale è prevista la salita verso il Colle e dunque la formale apertura di una crisi di governo che verrà affidata alla gestione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Da quel momento in poi non ci sono certezze ma solo scenari possibili, uno dei quali potrebbe essere la possibilità che il premier comunichi al Capo dello Stato di avere una maggioranza certa in entrambe le Camere e dunque poter dare vita a un terzo mandato con un nuovo incarico. Al contrario potrebbe esserci la presa d’atto di non avere i numeri in Parlamento per un sostegno solido e in questo caso la crisi avrebbe sviluppi decisamente più lenti. Secondo gli osservatori una terza ipotesi potrebbe prevedere un pre-incarico sempre all’uscente (ma diverso dalla “crisi pilotata” delineata nel primo caso) o sfociare verso incarichi esplorativi affidati a personalità istituzionali.
A questo punto tutto dunque può succedere, e con l’attività del governo che verrebbe congelata alcuni passaggi potrebbero subire dei rallentamenti. E’ il caso della legge di delegazione europea 2019-2020 che recepisce numerose direttive comunitarie e che era arrivata al rush finale con l’ultimo via libera dopo il voto del Senato nell’ottobre scorso. Un provvedimento destinato a una facile approvazione ma che è stato catapultato nel frullatore della crisi con alcuni ‘emendamenti trappola” in tema di giustizia, con l’intento di mettere in difficoltà una maggioranza già debole.
La soluzione della crisi è ora appesa sia a una pattuglia di centristi responsabili che ancora non ha preso forma e consistenza di un vero gruppo al Senato e al possibile rientro in maggioranza di Italia Viva che però nelle intenzioni di PD e M5S dovrebbero essere aggiuntivi e dunque non determinanti. Uno scenario molto complesso, fatto naturalmente anche di veti incrociati, che in queste ore sono all’attenzione dei vertici dei partiti convocati con le rispettive delegazioni al governo. Da parte di entrambi resta sempre in campo la prospettiva di un voto anticipato vista l’esclusione di esecutivi ‘con tutti dentro’ o unità nazionale, auspicati invece da Forza Italia, non ostacolati dalla Lega ma respinti da Fratelli d’Italia.