Bruxelles – Grandi aspettative e speranze di potersi riconnettere con il vecchio alleato perduto. L’inaugurazione della nuova amministrazione statunitense di Joe Biden è accolta in Europa con un confronto tra Parlamento europeo e i presidenti Ursula von der Leyen e Charles Michel in cui viene ribadito, senza sorpresa, tutto l’interesse di Bruxelles a migliorare le relazioni economiche e politiche con Washington, incrinate in questi ultimi quattro anni dalla retorica aggressiva e isolazionista di Donald Trump.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, lancia l’idea di un nuovo patto per “un’Europa più forte e Stati Uniti più forti, in un mondo migliore” e invita Joe Biden a prendere parte a un Consiglio europeo straordinario a Bruxelles da tenere in parallelo con un vertice della NATO”, annuncia in plenaria. “La nuova agenda transatlantica è ambiziosa ed è per questo” che bisogna cominciare fin dal primo giorno di insediamento a discuterne. “Siamo pronti, vogliamo unire, vogliamo mobilitarci per lavorare insieme agli Usa per costruire un nuovo patto fondante per una Europa forte, degli Usa forti e un mondo migliore”, ha aggiunto Michel.
Nonostante i fatti di Capitol Hill, il giorno dell’insediamento alla Casa Bianca è arrivato, ma in quello che sembra essere il momento meno opportuno per parlare di un vero e proprio ritorno ai vecchi rapporti con l’Unione Europea. Ieri la Commissione ha proposto di rafforzare il ruolo dell’euro nel commercio globale a discapito del dollaro e meno di un mese fa la presidenza di Berlino ha chiuso (in extremis) un accordo di principio sugli investimenti con la Cina, nonostante le pressioni nel nuovo presidente Biden per ritardare l’accordo. Il messaggio è chiaro: un rilancio del multilateralismo e dei rapporti con Washington è fondamentale per trovare un terreno comune per affrontare le sfide che USA e Europa hanno in comune. Ma non implicherà un ritorno al passato, non sarà cancellato ciò che è stato negli ultimi quattro anni. Gli Stati Uniti sono cambiati così come è cambiata l’Europa e ora bisogna voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo nella storia delle relazioni USA-UE.
Bruxelles è alla ricerca del giusto equilibrio tra la propria autonomia e la necessità di un sistema mondiale multilaterale, che con l’elezione di Biden si apre a nuovi stimoli. Nessuna intenzione di rinunciare alla ricerca di una propria autonomia strategica, che nei fatti significa meno dipendenza da altri attori globali come anche gli USA e di fare da sé. Un concetto che a Bruxelles sta generando grande dibattito tra i membri dell’Unione Europea: alcuni Paesi, come la Francia, difendono la necessità di rafforzare l’autonomia europea in materia di difesa e sicurezza, mentre altri, come la Germania, sostengono di più di rinnovare il rapporto con Washington e la NATO dopo l’uscita di scena di Trump. In questi quattro anni l’Europa è cambiata e sta cercando di crescere, come è cambiato anche il sentimento degli europei che dopo quattro anni di amministrazione Trump sono sempre meno fiduciosi del fatto che Biden e la sua America possano rappresentare una leadership dominante su scala mondiale.
Una nuova agenda transatlantica
L’Ue intende comunque ri-costruire una forte alleanza transatlantica basata su interessi comuni e valori condivisi. Da dove partire: i campi in cui l’UE può proporre un’agenda positiva all’amministrazione Biden sono diversi e spaziano dalla sfida della pandemia Covid-19 alla transizione energetica e ambientale agli impegni in politica estera. Sono cinque le priorità individuate dal presidente del Consiglio europeo per rinvigorire la relazione con Washington: il rilancio del multilateralismo, il COVID-19, le sfide climatiche e ambientali, la transizione digitale e infine unire le forze per la pace. “Dal clima alla salute, dalla digitalizzazione alla democrazia: queste sono sfide globali che richiedono una cooperazione globale rinnovata e migliorata”, aggiunge anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, molto soddisfatta del fatto che nel primo giorno di mandato Biden promette di rientrare negli Accordi di Parigi sul clima, da cui Trump aveva deciso bruscamente di sfilarsi, deludendo le ambizioni climatiche di Bruxelles.
Ma a questi punti in programma, ormai ben noti, dopo i fatti di Capitol Hill del 6 gennaio si aggiunge il peso di parlare di futuro delle democrazie occidentali, che risentono di influenze negative. “Gli USA sono i nostri storici alleati per la difesa della democrazia e dello stato di diritto”, ha chiarito Michel. E nonostante il goffo, seppur violento, assalto al Congresso americano, il senso democratico alla fine ha prevalso. Il politico belga auspica una transizione dei poteri “pacifica”, senza ostacoli o disordini dei sostenitori di Trump. Ma qui si annida un punto fondamentale. Il “sollievo” che molti in Europa e non solo provano oggi per il passaggio dei poteri da Trump a Biden non cambia quanto è accaduto nelle scorse settimane. “I suoi seguaci rimangono”, ha sottolineato von der Leyen. E “oltre 70 milioni di americani hanno votato per Trump alle elezioni. Qualche centinaio di loro hanno preso d’assalto il Campidoglio a Washington, il cuore della democrazia americana, solo pochi giorni fa”.
Tentativi di indebolire le democrazie, che sono realtà concrete anche in Europa e in qualche modo uniscono di nuovo le due sponde dell’Atlantico verso una sfida comune. “Lo scorso agosto, alcune centinaia di estremisti di destra volevano prendere d’assalto il Reichstag di Berlino”, ha ricordato von der Leyen, richiamando anche la figura di Jo Cox, la parlamentare laburista britannica assassinata da un estremista di destra nel giugno 2016, quando Londra si preparava al referendum sulla Brexit.
Odio, disprezzo per i valori della democrazia. Altra sfida da affrontare insieme che richiederà una cooperazione rafforzata anche sul fronte del digitale e delle nuove tecnologie, per regolare il quadro normativo delle grandi aziende ma anche delle piattaforme social, che giocano un ruolo di primo piano anche nel veicolare messaggi d’odio. “Dobbiamo assicurarci che i messaggi di odio e disinformazione non possano più diffondersi senza controllo”, dice la tedesca che cerca un modo per contenere in maniera democratica “il potere politico sfrenato e incontrollato delle grandi società di Internet”. Si riferisce alla decisione di Twitter e altri Social di oscurare i profili del presidente Trump dopo l’assalto al Congresso. Una decisione troppo arbitraria che ha spaventato Bruxelles, che sta tendendo la mano a Biden per capire come regolamentare le società di Internet affinché si assumano la responsabilità dei contenuti che distribuiscono tutelando al tempo un principio democratico.
Il dibattito in Aula
Rivitalizzare i rapporti oltreoceano, tutti i gruppi politici al Parlamento europeo si compattano su questa visione comune. Il dibattito in Aula con i presidenti di Commissione e Consiglio si è concentrato molto sulle ripercussioni dei fatti di Capitol Hill. “Oggi è un giorno di speranza”, il commento di Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo. Quattro anni di divisioni all’interno “della società sono ormai alle nostre spalle. Dopo la richiesta di Michel di invitare Biden al Consiglio europeo, Weber ha rilanciato propendo invece di ospitare il nuovo presidente statunitense in plenaria all’Europarlamento, fiducioso di poter tornare presto a Strasburgo. “Il Parlamento è il cuore della democrazia e siamo insieme ai nostri omologhi statunitensi”, ha aggiunto.
Anche le democrazie più consolidate “possono mostrare di avere fratture e divisioni al loro interno”, ha sottolineato la capogruppo dei Socialisti & Democratici, Iratxe Garcia Perez. “Ma ciò che importa è che vengano superate, la democrazia va costruita giorno per giorno”, aggiunge. I fatti di Capitol Hill sono il risultato di una retorica nazional populista e aggressiva portata avanti dallo stesso presidente uscente e anche le democrazie più solide possono pagarne gli effetti. “Le rivolte statunitensi sono state il risultato diretto di Trump che li ha incitati e 4 anni di bugie quotidiane, disprezzo per i fatti, attacchi implacabili ai media liberi e dipingendo qualsiasi opinione dissenziente come cospirazione”, conviene anche la co-presidente dei Verdi, Ska Keller. “Anche le democrazie più forti sono vulnerabili se messe costantemente alla prova”. Questa lezione vale anche per gli europei, dice anche Philippe Lamberts, “la democrazia è una lotta permanente e quindi non può essere data per scontata una volta per tutte”. “Un attacco scandaloso”, inveisce anche il capogruppo liberale Dacian Ciolos (Renew Europe), secondo cui oggi inizia “una nuova opportunità per la nostra relazione transatlantica”. Tempo di “riorganizzare il nostro partenariato, consolidando una visione comune per affrontare le sfide comuni”, ha aggiunto. Concorde anche la Sinistra unitaria di Gue, secondo cui le immagini dell’assalto al Congresso non sono venute fuori dal nulla ma sono la conseguenza di quattro anni di Trump. “Una democrazia profondamente danneggiata”, la definisce il capogruppo Martin Schirdewan.
Tra le destre dei Conservatori e Riformisti (ECR) e Identità e Democrazia (ID) si fa strada soprattutto la preoccupazione sul ruolo delle piattaforme social nei fatti di Capitol Hill, nonostante abbiano riconosciuto la gravità delle immagini di due settimane fa. Tra le file di ID, il Carroccio di Matteo Salvini vuole ribadire – a sorpresa, vista la riconosciuta simpatia nei confronti di Trump – che “la nuova amministrazione statunitense troverà nella Lega un alleato affidabile in Italia e in Europa che si mostrerà sempre al fianco degli alleati naturali quali gli Stati Uniti che sono stati, sono e saranno sempre un punto di riferimento per la democrazia nel mondo e per i valori dell’Occidente”, commenta l’eurodeputato Marco Dreosto. “Per difendere questi valori, l’Italia, Stati Uniti ed Europa dovranno lottare sempre assieme” e soprattutto “dovranno avere come perno il contenimento dell’influenza cinese in Europa”.