Bruxelles – Serve passare dalle parole ai fatti. Durante la seduta plenaria del Parlamento europeo si leva unanime l’appello a reagire all’arresto di Alexei Navalny, l’oppositore russo del governo di Vladimir Putin che domenica 17 gennaio ha deciso di fare ritorno a Mosca dopo aver trascorso un periodo di cure in Germania per l’avvelenamento all’agente nervino di cui è stato vittima nel suo Paese. In seguito agli ultimi eventi l’Eurocamera ha deciso negli scorsi giorni di modificare l’ordine del giorno della plenaria per dare spazio a una discussione su quanto accaduto. Anche il Consiglio europeo, convocato domani per discutere di lotta alla pandemia, affronterà il tema, con un’introduzione del presidente Charles Michel.
All’apertura del dibattito l’Alto Rappresentante Josep Borrell ha riconfermato la posizione di severa condanna adottata dalla Commissione. “La messa in stato di fermo del leader dell’opposizione russa è inaccettabile per l’Europa e per la comunità internazionale che crede nei diritti umani e nelle libertà fondamentali” ha detto Borrell reiterando la richiesta di scarcerazione immediata dell’attivista. Navalny ora potrebbe rischiare i tre anni e mezzo di reclusione chiesti dal governo russo per un reato minore di appropriazione indebita ai danni di un’azienda. Un’ipotesi, come sottolineato dal Vice Presidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo, “che potrebbe escluderlo dalle elezioni del 19 settembre prossimo della Duma (il parlamento russo, ndr)”.
Sul caso di Alexei Navalny l’approccio è comune: tutte le famiglie politiche del Parlamento europeo hanno chiesto all’unisono un’azione più incisiva da parte dell’UE volta ad avviare un’indagine internazionale e ad applicare il Magnitsky Act, la legge europea approvata a dicembre 2020 per dotare l’UE di un meccanismo di sanzioni contro la violazione dei diritti umani. “Condanniamo quanto è accaduto a Navalny e quanto accade ancora decine di oppositori e giornalisti in Russia”, ha detto David McAllister, rappresentante dei popolari che ha inaugurato il giro di interventi. “La persecuzione in Russia deve cessare ed è necessario estendere le sanzioni anche alle persone che hanno contribuito all’arresto di Navalny”.
A fargli eco l’europarlamentare del gruppo dei Socialisti e Democratici Kati Piri: “Dobbiamo discutere di sanzioni serie. Occorre considerare il Cremlino responsabile, è giunta l’ora di dimostrare coraggio”.
Più volte è stato menzionato in aula il Nord Stream 2, il progetto che intende ampliare la capacità del gasdotto Nord Stream 1 per aumentare la quantità di gas naturale direttamente fornita dalla Russia al resto dell’Europa. Da più parti è stata invocata la possibilità di utilizzare progetto come contropartita per sollecitare Mosca sul rispetto dei diritti fondamentali. “Consideriamo il piano incoerente con la politica energetica che l’Unione Europea desidera per il suo futuro” ha dichiarato l’eurodeputata dei Conservatori e Riformisti Jadwiga Wiśniewska, evidenziando come il Nord Stream 2 aumenti l’influenza politica della Russia sull’Europa e sulla necessità da parte della Germania di interrompere il collegamento.
Non sono mancate tuttavia le polemiche interne. Il liberale Guy Verhofstadt ha aspramente criticato i rappresentanti di estrema destra del che si sono accodati alla condanna comune. “C’è molta ipocrisia in questo dibattito!”, ha lamentato il belga chiamando in causa il rapporto privilegiato che la Russia vanta con alcuni delle forze che siedono nel Parlamento Europeo, menzionando la Lega di Matteo Salvini e il Front National di Marine Le Pen. “Occorre tracciare i pagamenti che dalla Russia finanziano le destre europee e proibirli”, ha concluso riferendosi al sistema dei pagamenti “Swift”, che facilita il ruolo degli oligarchi nel mobilitare denaro tra Mosca e le altre Capitali europee.
La reazione ferma e concorde del Parlamento, porterà quasi certamente all’approvazione di una risoluzione giovedì 21 gennaio. Il Consiglio UE del 25 gennaio in materia di Affari esteri dovrà tenerne conto per valutare le possibili sanzioni da adottare in virtù anche della violazione degli accordi internazionali sulle armi chimiche per il veleno utilizzato nell’attentato a Navalny. Sul Nord Stream 2 Borrell ha lasciato intendere che l’azione dell’UE difficilmente potrà interferire con il consorzio di 120 aziende a capo dell’opera e che molto dipenda dalla Germania, sebbene la società Gazprom abbia comunicato l’esistenza di pressioni politiche sul progetto a causa di un nuovo pacchetto di sanzioni da parte degli USA.
Qualsiasi tipo di sanzione dovrà in ogni caso essere approvata all’unanimità dal Consiglio. Stando a quanto pronunciato da Borrell, però, “le relazioni UE-Russia non possono essere limitarsi al caso Navalny”. L’arresto dell’attivista rientrerà nella nebulosa dei dossier che ingombra la direttiva Mosca-Bruxelles (Borrell ha citato anche gli accordi di Minsk sulla guerra in Ucraina). “Negozieremo con la Russia sulla base dei nostri interessi e dei nostri valori, inclusi i diritti fondamentali. Vedremo quale tono si darà il Consiglio”, ha concluso l’Alto Rappresentante.