Bruxelles – Trasparenza sui contratti dei vaccini anti-Covid e appello la distribuzione dei vaccini ai partner fuori dall’Unione Europea. Il Parlamento europeo torna a insistere su questi punti in un dibattito con la Commissione Europea sulla sua strategia globale di vaccinazione, durante la prima seduta plenaria dell’anno.
Una strategia che si fonda su un sistema centralizzato di acquisto dei potenziali vaccini anti-Covid e che viene apprezzata da una larga maggioranza di eurodeputati soprattutto per l’approccio unitario. I gruppi politici maggioritari (Partito popolare europeo, S&D, Renew, Verdi) sostengono l’approccio europeo che ha consentito in linea di massima di essere più efficienti e uniti nell’accesso ai farmaci contro il Covid. Una strategia che punta a essere globale perché l’Esecutivo non ha mai nascosto l’intenzione di sostenere i partner di vicinato, soprattutto più poveri, con l’accesso ai vaccini, una volta garantito di avere dosi sufficienti per immunizzare la popolazione europea.
Ad oggi, l’UE, con una popolazione di quasi 450 milioni di abitanti, si è già assicurata attraverso sei contratti di prenotazione oltre 2 miliardi di dosi di potenziali vaccini contro il COVID-19. La maggior parte di loro deve ancora essere autorizzato all’immissione in commercio, ma Bruxelles è ottimista che si riesca già nei prossimi mesi e pensa ora a come condividere le dosi in eccesso – che avanzano in sostanza dai suoi acquisti – anche oltre confine. “Stiamo lavorando con gli Stati membri per proporre un meccanismo europeo per condividere i vaccini oltre i nostri confini”, ha spiegato in plenaria la Commissaria alla Salute Stella Kyriakides.
Solidarietà globale
Accesso rapido ai vaccini ma anche equo ed universale. La Commissione sta lavorando a un meccanismo di condivisione delle dosi in eccesso di vaccini. Kyriakides ha rivelato l’intenzione di aiutare in primis “i gruppi prioritari nei Paesi dei Balcani occidentali e del vicinato, nonché gli operatori sanitari nei Paesi a basso reddito, in particolare in Africa”. “Forniremo sovvenzioni per 70 milioni di euro ai Balcani occidentali, in modo che possano acquistare vaccini dai nostri Stati membri”, ha spiegato la commissaria cipriota, facendo sapere che l’Ue insieme all’Organizzazione mondiale della sanità sta già lavorando per fornire un sostegno immediato di “oltre 50 milioni di euro per la preparazione alle vaccinazioni nei Balcani occidentali e nei paesi del vicinato”.
A questo scopo in teoria è stato istituito COVAX, la struttura globale per garantire un accesso equo e universale ai vaccini che nei calcoli della Commissione punta ad acquistare 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021, di cui oltre 1,3 miliardi da consegnare per i Paesi a basso e medio reddito nel mondo. Dalle parole di Kyriakides risulta chiaro però che la Commissione si sta muovendo per sostenere i suoi partner indipendentemente da COVAX, che di fatto non è ancora pienamente in attività. L’Ue e gli Stati membri sono tra i principali donatori nell’iniziativa COVAX avendogli destinato già 850 milioni di euro.
Si contano 400mila decessi nell’Unione Europea e per Kyriakides, l’Europa è lontana dal lasciarsi alle spalle la pandemia. Si attendono settimane di risalita delle infezioni, come conseguenza diretta di una deroga alle restrizioni sul distanziamento durante le feste di Natale. Ma si spera “che ulteriori vaccini vengano approvati nelle prossime settimane”. Il 2021 è iniziato con un nuovo strumento in mano, “abbiamo una speranza”. Ma la pandemia, in quanto tale, è un problema più grande dell’Ue, ha dimensione mondiale e per la Commissione “nessuno sarà al sicuro finché la pandemia non sarà sotto controllo”. Ne sono una prova le nuove varianti del virus che stanno spaventando l’Europa e anche su queste la risposta dell’Ue deve essere centralizzata.
Appello alla trasparenza
Il Parlamento europeo apprezza la strategia messa in atto dalla Commissione, ma continua ad avere molte domande e richieste di maggiore trasparenza sui contratti che l’Esecutivo ha stipulato con i produttori di vaccini. “Siamo 100 per cento a favore di trasparenza sui contratti”, ha chiarito in plenaria Kyriakides, assicurando che l’Esecutivo comunitario sta lavorando con i laboratori con i quali ha negoziato l’acquisto del vaccino contro il Coronavirus per rendere pubblici questi contratti, tra le richieste di maggiore trasparenza dal Parlamento.
La Commissione si difende dietro la giustificazione che questi contratti sono coperti da una clausola di riservatezza, che non le consente di rendere pubblici i dettagli se non dietro l’autorizzazione delle stesse società farmaceutiche. Ha ricordato che “siamo soggetti a clausole di riservatezza nei contratti, ma accolgo con favore il fatto che il primo dei nostri fornitori di vaccini abbia messo a disposizione i testi”, ha detto Kyriakides, riferendosi al contratto con il laboratorio CureVac, che gli eurodeputati hanno potuto consultare parzialmente.
La settimana scorsa la Commissione ha cercato di quietare gli animi degli europarlamentari consentendogli di analizzare per un tempo limitato al giorno (circa 50 minuti) il contratto con la casa farmaceutica CureVac – di cui ha prenotato 405 milioni di dosi – che è l’unica finora ad aver dato questa opportunità ma il cui vaccino non è stato ancora immesso in commercio. Per gli eurodeputati non è abbastanza, anche perché come ha voluto sottolineare Rasmus Andresen dei Verdi, alcune parti di questo contratto sono anche state oscurate.
“Il vaccino ci dà la speranza di poter finalmente iniziare lentamente ad immaginare un ritorno alla vita normale, ma rischiamo di minarla per mancanza di trasparenza e ritardi inutili. La chiave per costruire la fiducia con i nostri cittadini è l’apertura”, ha dichiarato il capogruppo di Renew Europe, Dacian Ciolos, intervenendo al dibattito. Un tema, quello della trasparenza, molto sentito anche nel gruppo dei Verdi che alla Commissione europea rimproverano solo “la mancanza di trasparenza sui contratti che non è democratica”, accusa il co-presidente Philippe Lamberts. “La Commissione Ue può essere giustamente criticata per aver ceduto ai laboratori mantenendo i contratti vaccinazione in segreto”. Gli fa eco anche l’eurodeputata Tilly Metz: “La trasparenza è un prerequisito essenziale per monitorare l’azione pubblica e quindi per creare fiducia con i cittadini”, sostiene sottolineando che il Parlamento rappresenta i cittadini e dunque gli dobbiamo conto”.
Rimane infine la questione dei rallentamenti nella distribuzione del vaccino Pfizer-Biontech. Il deputato PPE Flavio Martusciello ha portato sui banchi del Parlamento le difficoltà che sta affrontando l’Italia, in mezzo agli altri Paesi dell’Ue: “Si parla di 164 mila dosi in meno consegnate all’Italia rispetto a quanto stabilito. Questo avrà una ripercussione sul piano di vaccinazione adottato dalle singole regioni, per esempio la Lombardia 25mila dosi in meno”. La Pfizer-Biontech si è giustificata dei ritardi per “ammodernamenti” negli stabilimenti industriali di Puurs, in Belgio, dove i vaccini vengono prodotti. Per Martusciello c’è di più: la Pfizer starebbe rallentando perché starebbe vendendo le dosi a Paesi extra Ue.
La difficoltà riconosciuta anche dalla Commissione non sta nel numero di ordini, ma nella carenza della capacità produttiva delle case farmaceutiche, che oltre all’Unione Europea devono distribuire dosi in molte altre parti del mondo. Kyriakides ha confermato che l’Ue sta facendo pressioni su Biontech-Pfizer per potenziare la produzione prima possibile.