Roma – Il governo Conte incassa 156 voti, cinque in meno della maggioranza assoluta (140 no 16 astenuti). Finisce così la giornata più lunga per l’esecutivo che ha dovuto affrontare una verifica in Parlamento dopo l’uscita di Italia Viva. Il premier va avanti anche con la maggioranza relativa e dunque più indebolito. Dopo questo voto, non c’è nessun obbligo costituzionale di tornare dal presidente della Repubblica a riferire.
Ora però inizia la lunga marcia per recuperare i numeri sfilati da Renzi che con il suo partito si è astenuto e di fatto trasloca all’opposizione dopo aver promosso il governo giallorosso quindici mesi fa. Una necessità per affrontare anche i voti delle commissioni parlamentari dove la maggioranza è ancora più in bilico.
Dopo l’intervento di Conte, la giornata di martedì è trascorsa alla ricerca del sostegno dei singoli senatori che hanno portato il governo sulla soglia della maggioranza relativa. Un’operazione dalla quale forse il premier si aspettava qualcosa di più ma è “un lavoro che non finisce con questo appuntamento”, fanno sapere i ‘pontieri’ convinti che il gruppo si consoliderà più avanti. anche in attesa della promessa del premier di rafforzare la squadra, che probabilmente li vedrà coinvolti.
Fuori dall’aula i conteggi continui, dentro, il dibattito, che non ha offerto spunti particolarmente elevati. Un confronto acceso dal duello tra i due principali contendenti. Nel suo intervento Renzi dice a Conte “ora o mai più”, chiedendo di cambiare seguendo le richieste di Italia Viva. Insiste con il MES, fa la conta dei morti e punta tutto sull’attacco personale al premier che “ha deciso di arroccarsi” per restare al suo posto pur con una maggioranza debole. Dal leader di IV sono arrivate le accuse più dure, perfino sulla gestione della comunicazione di Palazzo Chigi.
Nella replica Conte risponde alle diverse richieste del dibattito parlamentare, sulla scuola, sul welfare, assicurando l’impegno a che restino centrali nel programma. Ma a Renzi replica in maniera diretta: “Non è vero che non abbiamo mai discusso, non avete mai trovato porte chiuse, ho difeso le vostre idee e nel dialogo e nel confronto siamo arrivati alle soluzioni”. Ma a un certo punto “avete scelto la strada dell’aggressione” puntualizza il premier ma “una forza di maggioranza non può imporsi sulle altre”.
Le critiche del centrodestra puntate su quella che definiscono “operazione trasformistica” del presidente Conte, che invitano a dimettersi senza la maggioranza assoluta del Senato. Giudizi molto duri sulla gestione della crisi sanitaria, così come gli interventi sull’economia “non sufficienti e in ritardo”. Per la destra della Lega e di Fratelli d’Italia, “è in atto uno scandaloso mercimonio di poltrone, l’unica strada è tornare al voto”. A sollecitare le dimissioni del governo, il leader Matteo Salvini protagonista di un intervento molto contestato e di una polemica contro i senatori a vita, stigmatizzata anche dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati.