Bruxelles – La Conferenza sul futuro dell’Europa è in stallo perché alle tre Istituzioni europee manca una visione comune di come dovrebbe essere un dibattito sul futuro dell’Europa, e su chi dovrebbe presiderla. Ma dopo tanti rinvii (doveva partire il 9 maggio 2020 celebrando la Festa dell’Europa) e ben due presidenze ormai chiuse senza progressi tangibili (Croazia e Germania), il Portogallo è deciso a farla partire sotto il suo semestre alla guida dell’UE. Il premier Antonio Costa sarà fisicamente a Bruxelles mercoledì 20 dicembre per un incontro con il presidente dell’Europarlamento David Sassoli e i rappresentanti dei gruppi politici “per trovare una soluzione pragmatica a questa impasse” di natura tutta politica.
“Manca ancora una dichiarazione congiunta tra le tre istituzioni europee per iniziare i preparativi”, riassume la ministra portoghese agli Affari Europei, Ana Paula Zacarias, che oggi ha presieduto il primo Consiglio sotto la presidenza di Lisbona. Ma, lo ricordiamo, il contrasto più difficile da superare riguarda solo il Consiglio e il Parlamento, che hanno visioni diverse di come dovrebbe essere impostato questo slancio di riforma. A partire dalla governance, ovvero da chi dovrebbe guidare questo slancio. I responsabili degli Affari Europei hanno discusso oggi di questa questione, ma non sono stati proposti nuovi nomi. La riunione tra Costa e Sassoli dovrebbe servire proprio a sbloccare la situazione sul fronte della leadership o almeno chiarire se tutte e tre le Istituzioni europee avranno lo stesso peso nella gestione della Conferenza. Lisbona auspica un equilibrio in questo senso, il che potrebbe significare trovare un nome super partes per guidare la Conferenza, quindi fuori dalle istituzioni europee.
In primo luogo bisogna risolvere questo problema politico della governance, e poi ci si potrà occupare di altri aspetti di natura strettamente logistica che hanno subìto rallentamenti a causa della pandemia e della necessità di distanziamento. Come permettere un dibattito inclusivo senza potersi incontrare e vedere? A quanto riferisce la ministra portoghese, Lisbona ha lanciato l’idea di una piattaforma digitale multilingue per accogliere i diversi eventi negli Stati membri e consentire discussioni e dibattiti con il coinvolgimento dei cittadini online, dato che non si prevedono miglioramenti sul fronte sanitario a breve termine. Rimane da vedere quanto sia fattibile organizzare eventi di tale portata su piattaforme online, ma per ora sembra l’ultimo dei problemi di cui occuparsi.
Poi rimane il nodo della durata. L’attuale mandato dura due anni, perché si voleva concludere simbolicamente la Conferenza nel 2022, sotto presidenza di turno francese. Macron è stato il primo a lanciare l’idea di un dibattito inclusivo per il futuro dell’Europa, poi accolta dal presidente Sassoli e dalla Commissione Europea. L’idea di farla finire sotto la presidenza di Parigi in realtà è ancora ferma lì, anche se ormai un anno è passato e dunque si finirebbe per avere un dibattito di soli dodici mesi, ammesso che si riesca a farla partire.
La posizione della Commissione Europea è chiara: “è tempo di far partire la Conferenza quanto prima”, ricorda anche il vicepresidente per le Relazioni Interistituzionali Maroš Šefčovič in conferenza stampa. “Apprezziamo l’impegno del premier Costa. È il momento di dare avvio e le aspettative rimangono molto alte perché la Conferenza rimane uno strumento importante per cambiare le cose”.