Bruxelles – Una decisione che lascia l’amaro in bocca. Dopo essere stato approvato dal Parlamento europeo attraverso una risoluzione, il Minority Safepack, l’iniziativa popolare europea che ambiva a sollecitare sull’adozione di un quadro normativo di tutela lingue minoritarie in Europa, ha ricevuto anche l’apprezzamento della Commissione e nulla di più.
In un comunicato stampa l’Esecutivo europeo ha ribadito come l’inclusione e il rispetto per la diversità culturale dell’Europa sia una delle sue principali priorità della Commissione e che un gran numero di provvedimenti sugli aspetti dell’iniziativa siano stati presi in considerazione dalle istituzioni europee dal 2013, anno a partire dal quale il Minority Safepack è stato pubblicizzato. Ciononostante, l’esecutivo europeo è arrivato alla conclusione di non procedere con alcuna proposta di legge da sottoporre al Consiglio e all’Eurocamera. Nella nota si è solo accennato a un generico impegno verso una “implementazione della legislazione e delle politiche già esistenti”.
“Con questa decisione la Commissione ha voltato le spalle alle minoranze linguistiche, a oltre un milione di cittadini firmatari della proposta, alla richiesta di adozione di una legge a tema da parte del Parlamento europeo e a una serie di enti nazionali e regionali sparsi in tutta Europa”, ha commentato Loránt Vincze, presidente del FUEN (l’Unione Federale delle Nazionalità Europee), la ONG che si è posta a capo del Minority Safepack.
Questa proposta di iniziativa popolare era stata la quinta nella storia dell’Unione Europea a ricevere l’approvazione del Parlamento europeo dopo aver raccolto il quorum necessario di 1 milione di firme in almeno sette Stati membri per sollecitare l’esecutivo europeo ad avviare l’iter legislativo.
“La Commissione ha rigettato la richiesta di coloro per i quali preservare l’eredità culturale e linguistica europea non è un mero slogan”, ha continuato Vincze. “Così ha scaricato 50 milioni di cittadini che appartengono alle minoranze linguistiche dell’UE, molti dei quali vivono situazioni di disparità nel loro stesso Paese. Ora la Commissione, che dovrebbe elevarsi a guardiano della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia, sta loro voltando le spalle”.