Bruxelles – La crisi è aperta, o forse no. Il 13 gennaio, in piena emergenza Covid-19, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha ritirato le ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova e il sottosegretario Ivan Scalfarotto dalla squadra di governo: dopo un anno e quattro mesi, il Conte-bis deve affrontare il momento più duro. “In politica ci vuole coraggio, libertà e senso delle istituzioni per lasciare una poltrona”, ha tuonato Renzi in conferenza stampa. “Siamo pronti a dare una mano, non stiamo facendo nulla di irresponsabile. Ma se le forme della democrazia non vengono rispettate, qualcuno deve avere il coraggio di dire che il re è nudo. Noi non abbiamo paura”. Italia Viva è fuori dal governo, ma il rischio di ritorno alle urne non sembra essere all’orizzonte.
Davanti a questa crisi, “il senso di responsabilità è risolvere i problemi, non nasconderli“. Renzi è stato particolarmente chiaro sull’uscita del suo partito dal governo: “La crisi politica non è aperta da Italia Viva, lo è da mesi. Abbiamo chiesto di risolvere le questioni aperte sulla pandemia, la scuola, il lavoro”, ha attaccato, “ma pensare di farlo con un tweet o una storia su Instagram è solo populismo”. Ora si rischia di aprire una crisi di governo nel pieno di una situazione epidemiologica al limite: “Proprio perché c’è una pandemia bisogna rispettare le regole democratiche. La democrazia non è un reality show“, ha attaccato duramente Renzi il premier, Giuseppe Conte.
Ma “in Italia non si andrà al voto prima del 2023, escludo totalmente il ritorno alle urne. Il governo ha già dimostrato di riuscire ad avere i numeri in Parlamento”, ha precisato Renzi. Ma il ‘senatore semplice’ di Scandicci ha insistito su tre punti (già inoltrati al presidente del Consiglio): “Abbiamo fatto nascere un governo contro il senatore Matteo Salvini, non consentiremo a nessuno di ottenere pieni poteri con un governo dei DPCM“. Secondo punto: “L’emergenza non può essere l’unica cosa che tiene in piedi il governo. Ci sono tanti settori su cui dobbiamo dare una sferzata: occupazione giovanile, riapertura delle scuole, trasporti”. Terzo, il Recovery Fund: “Sui fondi europei alla fine ci hanno dato ragione, dopo averci detto che sbagliavamo”.
Il leader di Italia Viva ha chiarito che, nonostante il suo partito sia uscito dal governo, “in Parlamento voteremo a favore dello scostamento di bilancio, favore delle misure Covid-19 e sosterremo il decreto ristori a prescindere da quale sia il governo”. Tuttavia, “non siamo pronti a essere come gli altri che fingono che va tutto bene solo per rimanere aggrappati alle proprie posizioni”. Renzi non ha escluso di poter continuare a sostenere il governo, anche se il premier dovesse continuare a essere Conte: “Non abbiamo pregiudiziali sui nomi, ma solo su una su una questione fondamentale. Non daremo mai vita a un governo con Matteo Salvini e con le forze della destra sovranista che abbiamo combattuto e per cui abbiamo fatto nascere questo governo”.
“Ci siamo assunti la responsabilità di governo di chiudere una parentesi di incertezza sulla crisi di governo”, ha dichiarato l’ex-ministra per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova. “Stiamo dando la possibilità di far ripartire la costruzione, sapendo che ci sono emergenze enormi e servono delle risposte chiare”. Perché adesso? “Perché adesso il Paese ha più bisogno e il presidente del Consiglio non sta ascoltando i partiti che lo sostengono”. Le ha fatto eco l’ex-ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti: “Vogliamo aprire un tavolo politico, non per una spartizione di poltrone. Lasciamo spazio, ma la democrazia serve alla vita delle persone e dobbiamo restituire ai nostri figli lo stesso futuro che ci è stato lasciato dai nostri padri”.
Quali sono ora le prospettive per il futuro del governo (e di riflesso del Paese)? Il primo scenario è che l’attuale maggioranza convinca a Renzi a rientrare con gli onori del caso (governo con una presenza più consistente di Italia Viva). Un’altra soluzione è che la maggioranza imponga al premier Conte di fare un passo indietro, cercando una figura politica di compromesso (con Italia Viva o altri gruppi). Il terzo scenario è l’apertura della crisi di governo vera e propria, con il conferimento dell’incarico esplorativo da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, allo stesso premier Conte. In caso in cui si verificasse l’assenza di una maggioranza parlamentare, si tornerebbe al voto.
La possibilità di tornare subito alle urne è esclusa – oltre che da Renzi – anche da una parte dell’opposizione. Lo ha confermato il governatore della Liguria, Giovanni Toti: “Escludo in modo più assoluto che Forza Italia passerà alla maggioranza, ma dobbiamo pensare di traghettare il Paese almeno fino alla primavera“. Toti parla di “tanti responsabili” per un progetto di “grande condivisione nazionale, concentrata su due o tre temi fondamentali: Recovery Fund, Mes e vaccinazioni contro la pandemia Covid-19”. Il governatore ligure, una delle figure di spicco di Forza Italia, ha sottolineato che “con il comitato scientifico che chiede di non andare alle elezioni, pensare alla campagna elettorale mentre dobbiamo dare risposte all’Europa e vaccinare le persone è irresponsabile“.
Prima della conferenza stampa di Renzi, il premier Conte aveva avvertito che “sicuramente una crisi non sarebbe compresa dal Paese“, perché “abbiamo delle sfide che così concentrate la nostra comunità nazionale non ha mai forse vissuto”. Tra le sfide, “dobbiamo lavorare alla proroga dell’emergenza, lo scostamento, un G20 e una Cop26”, ha ricordato Conte tornando a Palazzo Chigi dopo aver incontrato il presidente della Repubblica. Dopo le dimissioni delle ministre e del sottosegretario di Italia Viva, la palla torna nelle mani di Conte: la crisi di governo può ancora essere