Bruxelles – Non sono i vaccini a salvare vite, ma le vaccinazioni. Lo ribadisce la commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides, al termine di un vertice informale dei ministri responsabili in cui ha esortato gli Stati membri “a fornire periodicamente (“almeno due volte a settimana”) dati e informazioni sullo status di avanzamento delle vaccinazioni al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per migliorare il coordinamento europeo”.
Come avevamo anticipato ieri, l’Esecutivo vuole monitorare i piani di vaccinazione degli stati membri attraverso un sistema di monitoraggio chiamato TESSy (The European Surveillance System) sviluppato nel quadro del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Secondo la commissaria cipriota è indispensabile che gli Stati comunichino periodicamente i numeri delle persone vaccinate su base nazionale, in modo da poter monitorare il quadro completo. “Solo avendo a disposizioni questi dati e queste informazioni possiamo coordinarci meglio a livello di Unione Europea”.
Il problema è rilevante soprattutto per controllare la distribuzione delle dosi che sono già a disposizione degli Stati: le quote già distribuite, i ritardi o gli eventuali eccessi (dovuti al fatto che non tutti i cittadini europei finiranno per vaccinarsi) che dovranno essere tenuti sotto controllo soprattutto nei prossimi mesi. A partire da aprile, infatti, con l’inizio del secondo trimestre dell’anno arriveranno in Europa molte più quote di quelle attualmente in distribuzione. Ed è bene arrivarci preparati. La Commissione ha chiuso contratti con sei case farmaceutiche e altri due sono in negoziato. Se tutti i vaccini prenotati dalla Commissione venissero approvati dall’Ema allora si avrebbero a disposizione 2,5 miliardi di dosi da dividere in proporzione alla popolazione nazionale, ma comunque molto più che sufficienti a vaccinare l’intera popolazione europea, che conta oltre 446 milioni di persone. Al momento però solo due vaccini – Moderna e Biontech-Pfizer – sono stati autorizzati al commercio, ma le dosi prenotate dall’Ue sono 780 milioni, già sufficienti a vaccinare oltre l’80 per cento della popolazione europea (per entrambi i vaccini serve somministrare due dosi).
La necessità di condividere dati e informazione è ribadita in conferenza stampa anche da Marta Temido, ministra portoghese per la Salute, che ha presieduto il vertice informale di oggi, il primo in assoluto da quando Lisbona ha preso il controllo del Consiglio dell’UE. “Condividere dati e monitorare i numeri sulle vaccinazioni nei singoli Paesi aiuterà a coordinare meglio l’approccio dal punto di vista di Bruxelles e migliorare anche la fiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni”.
Al vertice informale si è discusso anche di varianti e mutazioni del Coronavirus, in particolare la variante B.1.1.7, identificata a metà dicembre nel Regno Unito e che preoccupa gli Stati membri perché sembra essere in grado di diffondersi con più rapidità (+ 70 per cento di trasmissibilità rispetto alle varianti finora circolate). “Abbiamo visto già un impatto significativo delle varianti su un numero di Paesi europei”, ha detto Kyriakides, offrendo sostegno agli Stati membri “col sequenziamento genomico dei campioni, con infrastrutture o altro se necessario”. L’invito a non abbassare la guardia “dobbiamo lavorare uniti”. L’analisi e l’identificazione di questa variante “preoccupa gli Stati membri”, ha riferito Temido. “Sappiamo che le varianti in un virus sono normali e frequenti, ma siamo consapevoli che questa variante è più trasmissibile (+70 per cento) e quindi ha un impatto significativo sulla diffusione del virus”. Ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel, si è mostrata preoccupata della situazione in Germania parlando di “almeno altre 8-10 settimane di restrizioni necessarie” per frenare la corsa del virus in Europa, con un aumento dei casi dovuto anche alla rapidità con cui il virus si diffonde.
In conclusione, si è aperta la discussione sui presunti contratti bilaterali firmati da alcuni Stati – come Germania – con i produttori di vaccini. La commissaria cipriota si è lanciata poi in difesa della strategia vaccinale messa in piedi dall’UE, che “ci porta ad aver un portafoglio ampio e diversificato di vaccini” a disposizione degli Stati membri.