Bruxelles – Il futuro dell’Europa passa per lo spazio. Il 2021 dell’UE vuole essere l’anno per rilanciare le politiche spaziali in grande stile, per permettere all’Unione di soddisfare i suoi obiettivi di sostenibilità e innovazione, e conquistare quella dimensione strategica globale su cui i leader europei, a Bruxelles come nelle altre capitale, tanto puntano. “L’azione spaziale è al centro dell’autonomia strategica europea”, scandisce Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, nel suo discorso di apertura della XIII conferenza spaziale europea, l’ormai appuntamento tradizionale che mette assieme aziende grandi e piccole del settore con il mondo della politica.
Michel non ha dubbi. L’identità per la crescita europea è la seguente: “Un solido settore spaziale europeo per un’Europa solida“. Essere protagonisti in orbita “è essenziale”. Questo perché “lo spazio ha un impatto diretto sul nostro obiettivo geopolitico di autonomia strategica”. Di fronte alle nuove minacce, alle nuove guerre condotte in maniera sempre più tecnologica e non convenzionale, con russi e cinesi che assoldano e radunano truppe di pirati informatici, “se vogliamo essere più forti e più sicuri di noi stessi nel panorama globale, dobbiamo essere più forti anche nello spazio”.
Bisogna evitare di commettere gli errori del passato. Nell’agosto 2014 l’Agenzia spaziale europea (ESA) ha lanciato in orbita i satelliti del sistema globale di navigazione satellitare Galileo. Un compito affidato a tecnologia russa, il vettore Soyuz, che ha finito col collocare i satelliti fuori posto, in un’orbita sbagliata, circa 8.000 chilometri più in basso della quota stimata, e con un’inclinazione errata di ben 5°, rendendo di fatto i satelliti inservibili. Il razzo porta in orbita i moduli satellitari, ma è il software informatico che lo guida in questo. In quel frangente l’UE ha mostrato i limiti della sua dipendenza da fornitori stranieri, per di più concorrenti (Galileo intende essere la risposta europea ai sistemi di monitoraggio di Stati Uniti e Russia, GPS e Glonass), e toccato con mano la propria impreparazione industriale.
Ecco perché, oggi più che mai, “abbiamo bisogno di una strategia spaziale più offensiva, più aggressiva e più coerente“, sottolinea il commissario per il Mercato interno e l’industria, Thierry Breton. “Serve una strategia genuina per i lanciatori”, così da non ripetere l’errore di Soyuz. “Servono lanciatori di nuova generazione”. Quando si parla di spazio “il primo elemento è il lanciatore, non esiste politica spaziale senza accesso autonomo allo spazio”. In questo senso “la Commissione è pronta a ricoprire un ruolo decisivo”. Ricorda che con il nuovo bilancio pluriennale l’UE ha a disposizione 14.9 miliardi di euro per il settore spaziale, “il bilancio più sostanzioso di sempre”, e annuncia l’avvia del programma Cassini da 1 miliardi di euro “per sostenere le start-up e l’innovazione”.
Attualmente l’Europa vanta Galileo, il sistema globale di navigazione satellitare dell’Unione europea, e Copernicus, il sistema di osservazione satellitare della Terra. E’ tempo di andare oltre. “Ritengo che l’Europa debba sviluppare rapidamente un’iniziativa di connettività basata sullo spazio come terza infrastruttura oltre a Galileo e Copernicus“, continua Breton. Con questa infrastruttura, assicura, “potremo porre fine alle zone morte, dando accesso alla banda larga ad alta velocità a tutti, e diventare autonomi evitando così la dipendenza dalle iniziative extra UE in fase di sviluppo, come abbiamo fatto con Galileo”.
“Senza autonomia strategica nello spazio, non ci sarà autonomia strategica sulla terra”. Citando uno studio dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza in apertura ai lavori della seconda giornata di conferenza (13 gennaio), anche Josep Borrell ha ricordato che progetti come Galileo, Egnos e Copernicus non solo hanno rafforzato l’economia dell’UE, ma sul lungo periodo possono aiutare il Continente ad ampliare la sua politica estera, di difesa e di sicurezza comune. “Se c’è una cosa che abbiamo imparato dal 2020 è che dobbiamo migliorare la nostra economia in diversi domini”, ha sottolineato l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza. E la presenza europea nello spazio lo consentirà, “proteggendo la nostra capacità di agire nei nostri interessi nella ricerca scientifica, in economia e nella sicurezza”.