Bruxelles – Regolamentare le Big Tech e stabilire nuovi standard per un approccio globale alle piattaforme online. I disordini a Washington e l’assalto al Congresso americano della scorsa settimana riaprono anche a Bruxelles la discussione su una riforma democratica dei servizi digitali. Mentre le proteste si stavano consumando, con una decisione senza precedenti Facebook, Instagram e Twitter hanno deciso di sospendere in maniera temporanea l’account personale del presidente uscente Trump, ritenuto responsabile, con i suoi post, di alimentare la rivolta che stava prendendo piede al Campidoglio americano.
Dopo una prima sospensione di sole dodici ore, nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 gennaio Twitter ha deciso di “sospendere in maniera permanente”, in sostanza rimuovere, l’account personale del presidente in uscita, che contava circa 88 milioni di follower, e di bloccare anche, ma provvisoriamente, quello istituzionale in qualità di titolare della Casa Bianca.
https://twitter.com/ThierryBreton/status/1348340670856093696?s=20
“Siamo tutti ancora scioccati dalle immagini dei manifestanti che assaltano il Congresso degli Stati Uniti per fermare la certificazione del prossimo presidente degli Stati Uniti”, riconosce il commissario europeo responsabile per l’Industria e il Mercato Interno, Thierry Breton, in un editoriale di ieri pubblicato su Politico e Le Figaro. “L’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti – un simbolo di democrazia – sembra un attacco diretto a tutti noi”. Ma la vicenda pone tutta una serie di diversi interrogativi che ruotano intorno al concetto di libertà di espressione, a partire da se sia giusto che la decisione di mettere a tacere un presidente eletto debba essere presa da un’azienda privata “senza controllo democratico”, come sottolinea ancora Breton.
Citando il commissario europeo “il fatto che un CEO possa staccare la spina dell’altoparlante di POTUS senza controlli e contrappesi è sconcertante. Non è solo una conferma del potere di queste piattaforme, ma mostra anche profonde debolezze nel modo in cui la nostra società è organizzata nello spazio digitale”. Per il commissario, dopo la decisione di Twitter si è creato uno spartiacque, un prima e un dopo sulla responsabilità delle piattaforme che impone anche a Bruxelles l’introduzione di regole più chiare. “Questi ultimi giorni hanno reso più ovvio che mai che non possiamo semplicemente stare a guardare e fare affidamento sulla buona volontà di queste piattaforme o sull’interpretazione abile della legge. Dobbiamo stabilire le regole del gioco e organizzare lo spazio digitale con diritti, obblighi e garanzie chiari”.
Da anni ormai si discute del ruolo di piattaforme online e social network nella diffusione o eventuale rimozione di “contenuti illegali” tra cui si considerano anche messaggi violenti e di incitamento all’odio e tutta un’altra serie di contenuti, per le quali però le piattaforme non hanno chiari vincoli giuridici e normativi su come dovrebbero trattarli attraverso la rete. Questo lascia le società con troppe domande e troppo spazio all’interpretazione su quando, come e perché i contenuti dovrebbero o non dovrebbero essere bloccati. Un vuoto normativo che va colmato e che l’UE spera di riempire con un approccio globale, quindi con un’alleanza che coinvolga anche partner strategici come gli Usa. Occorrono “processi democratici e controlli adeguati”, sottolinea ancora Breton. La Commissione europea sta lavorando a un regime chiaro di responsabilità per le piattaforme online nella sua riforma dello spazio digitale, lanciata con la pubblicazione delle due proposte Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act ma che deve essere attuata in concreto.
Dopo poche ore dalla pubblicazione dell’editoriale il tema è tornato attuale anche a Bruxelles. “La cancelliera Angela Merkel ritiene problematico che sia stato bloccato in modo completo l’account Twitter di Donald Trump”, ha detto il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a una domanda specifica sull’argomento e chiarendo una volta per tutte la posizione della cancelliera sulla questione.
“Non possiamo lasciare che la Big Tech americana decida come possiamo o non possiamo discutere online. I meccanismi di oggi distruggono la ricerca di compromessi e la costruzione del consenso che sono cruciali nelle società libere e democratiche”, ha osservato anche il capogruppo Partito popolare europeo, Manfred Weber. Sulla stessa linea della Germania si è messa anche la Francia. “La sospensione del racconto di Trump mostra l’urgenza di una regolamentazione pubblica ed europea”, commenta il ministro francese per gli Affari Europei, Clement Beaune, dopo uno scambio di vedute con il gruppo all’Europarlamento di Renew Europe (di cui En Marche di Macron fa parte a Bruxelles). Posizione ferma di Parigi espressa anche dal suo ministro all’Economia Bruno Le Maire, in una intervista alla radio France Inter. “Ciò che mi sciocca è che sia Twitter a decidere di chiudere” il profilo di Trump, ha sottolineato. “La regolamentazione dei colossi del web – ha avvertito – non può avvenire attraverso la stessa oligarchia digitale”.