Bruxelles – Recovery Fund, Lega e Fratelli d’Italia si astengono e scoppia la polemica. Le commissione Affari economici e Bilanci riunite vota il regolamento sull’utilizzo dei fondi provenienti dal meccanismo per la ripresa dopo la crisi prodotta dalla pandemia di COVID-19, e che destina all’Italia circa 209 miliardi di euro tra prestiti e garanzie. Al momento della verità gli italiani in Europa si dividono, con PD e Movimento 5 Stelle che votano a favore e le delegazioni italiane di Identità e democrazia (ID) e dei Conservatori europei (ECR) che si astengono.
Il motivo del mancato sostegno il passaggio del regolamento in cui si dice che la Commissione può chiedere la Consiglio di “sospendere in tutto o in parte l’erogazione dei fondi” qualora il Consiglio dovesse ritenere che un Paese non ha condotto un’azione efficace per correggere il suo deficit eccessivo. Vuol dire che l’erogazione delle risorse è legata alla realizzazione di politiche di rilancio vere, e non solo annunciate.
“Per l’Italia si tradurrebbe in misure come tasse, patrimoniale, tagli, azzeramento di ‘Quota 100’ e ritorno della Fornero”, denuncia Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare della Lega, membro della commissione Affari economici e relatore ombra del provvedimento. “Altro che aiuti dall’Europa, sarebbe una mazzata per tutti i cittadini”.
Levata di scudi anche sull’altro fronte. “Il recovery fund rischia di essere un nuovo Mes per le economie del sud Europa”, avverte Carlo Fidanza, capodelegazione FdI a Bruxelles. “Non possiamo accettare un Regolamento che reintroduce le regole dell’austerità”.
Il PD va all’attacco. ” La verità è che pur di dare contro al governo ancora una volta sono pronti a sabotare ogni iniziativa dell’Unione Europea. Anche a costo di danneggiare i cittadini italiani e il rilancio dell’economia del nostro Paese”, critica Brando Benifei, capodelegazione del Partito democratico a Bruxelles.
Fabio Massimo Castaldo, invece, smonta la lettura offerta da Fratelli d’Italia. “Il paragone con il Mes è infelice e inappropriato”, dice il vicepresidente del Parlamento europeo, che spiega: “il Recovery prevede per la prima volta nella storia europea l’emissione di debito comune, con una condivisione del rischio tra gli Stati europei, e finanziamenti a fondi perduto per gli Stati più in difficoltà. Il Mes sanitario invece è un prestito riservato ai Paesi che non riescono a finanziarsi adeguatamente sul mercato per potenziare la sanità”. Perciò, conclude, “gli accostamenti tra i due strumenti, operati da diversi esponenti politici, appaiono in malafede”.