Bruxelles – Pandemia, inquinamento, deforestazione, perdita di biodiversità. C’è un legame diretto tra tutti questi elementi e la pandemia da Covid-19 ha contribuito a riportare al centro dell’attenzione mondiale l’importanza di preservare l’ecosistema che ci sta intorno.“Se non agiamo con urgenza per proteggere la nostra natura, potremmo già essere all’inizio di un’era di pandemie”, avverte Ursula von der Leyen intervenendo oggi al Summit One Planet co-organizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dalla Francia.
Promuove agli altri leader globali da una parte una azione globale concertata e dall’altra uno sviluppo sostenibile a livello locale. A nome della Commissione Europea promette che nei prossimi quattro anni di legislatura “investiremo diverse centinaia di milioni di euro per la ricerca: sulla biodiversità, la salute degli animali, le malattie emergenti e molto altro ancora”.
Più l’azione è coordinata tra Paesi partner dell’UE e gli Stati membri e “più possiamo fare”, ricorda la tedesca. I leader mondiali si incontreranno tra qualche mese in Cina, a Kunming, ad un vertice organizzato dall’ONU per la biodiversità – la COP15 – che doveva tenersi a ottobre ma che è stato rimandato a causa della pandemia. Von der Leyen punta a un accordo globale sulla biodiversità sulla scia dell’accordo sul clima siglato a Parigi nel 2015. “Ambizioso, globale e in evoluzione. La posta in gioco non potrebbe essere più alta”, ha ricordato. L’UE dal canto suo continuerà a promuovere la ricerca e l’innovazione sia in materia di salute che di biodiversità e “sarà una priorità nel quadro di uno sforzo mondiale di cooperazione e coordinamento”.
Perdita della biodiversità e crisi climatica sono fenomeni interdipendenti tra loro: il ripristino delle foreste, dei suoli e delle zone umide e la creazione di spazi verdi nelle città è essenziale per raggiungere la necessaria mitigazione del cambiamento climatico. Secondo le evidenze scientifiche dell’ONU, i cambiamenti climatici, quelli causati dall’uomo alla natura, nonché gli interventi umani che creano perdita di biodiversità, come la deforestazione, il cambiamento dell’uso del suolo, l’agricoltura intensiva, possono aumentare il contatto e la trasmissione di malattie infettive dagli animali agli esseri umani (malattie zoonotiche) come il COVID-19.
Con la sua strategia per la biodiversità, la Commissione punta a limitare la perdita della biodiversità europea entro il 2030, ponendo tra gli obiettivi da raggiungere la trasformazione di almeno il 30 per cento rispettivamente delle terre e dei mari europei in ‘aree protette’ da combinare al ripristino di almeno il 10 per cento delle aree agricole in caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità. Con la strategia Farm to Fork invece si punta a ridurre del 50 per cento dell’uso e del rischio di pesticidi, e del 20 per cento dell’uso di fertilizzanti nel campo dell’agricoltura.
Ma nei piani di Bruxelles per i prossimi mesi c’è l’intenzione di fare di più. Entro la fine del prossimo anno la presidente annuncia anche la promozione di una nuova legislazione per ridurre al minimo il rischio che prodotti che innescano la deforestazione globale vengano immessi sul mercato europeo. “È nostro dovere garantire che il nostro mercato unico non guidi la deforestazione in altre parti del mondo. Guideremo con ambizione e azione all’interno e faremo tutto il possibile per coinvolgere i partner”, ha detto von der Leyen.
Biodiversità: obiettivi 2020 mancati
Il Segretario Generale Onu, Antonio Guterres, ha voluto ricordare nel suo intervento che il mondo non ha raggiunto nessuno degli obiettivi globali di biodiversità fissati per il 2020 e la biodiversità è messa di fronte a un deficit di finanziamento di 711 miliardi di dollari all’anno fino al 2030. “Un finanziamento sostenibile è essenziale se vogliamo allontanarci dai settori inquinanti”, ha detto Guterres ricordando come von der Leyen l’importanza dell’incontro a Kunming, per stabilire un quadro globale post-2020 per la biodiversità e fermare la crisi.