Bruxelles – A nessuno Stato membro è permesso negoziare contratti paralleli per l’acquisto dei vaccini contro il Coronavirus. Esiste un quadro normativo vincolante tra Commissione Europea e i Ventisette “in cui tutti lavoriamo insieme per la campagna di vaccinazione in Europa”. A ribadirlo oggi in conferenza stampa è la presidente Ursula von der Leyen, come a voler spegnere le polemiche delle ultime settimane sulle voci che vedono la Germania agire da sola e acquistare 30 milioni di dosi extra del vaccino sviluppato da BioNTech e Pfizer oltre ai quasi 60 milioni che le spettano sotto l’ombrello dell’UE.
Nonostante la precisazione della presidente, in realtà il problema rimane. Nell’accordo stipulato tra Stati membri e Commissione per un quadro coordinato di accesso e distribuzione ai vaccini anti-Covid è espressamente citato l’obbligo per gli Stati membri di non stipulare contratti separati con i produttori di vaccini, anche se non viene specificato se siano previste sanzioni e quali per chi viene meno a questo principio. La strategia vaccinale della Commissione europea risale a giugno 2020.
Fin qui nulla di nuovo. Se non fosse che in realtà la Germania ha realmente stipulato a settembre un contratto per l’acquisto separato di dosi extra, fuori dal piano europeo, forse temendo che quelle comprate dall’Esecutivo non fossero sufficienti. Notizia confermata da un portavoce del ministero della Salute tedesco durante una conferenza stampa a Berlino (“È noto che la Germania ha ordinato 30 milioni di dosi del vaccino anti-Covid, bilateralmente, a Pfizer e BioNtech”). Anche se la Commissione Europea continua a negare l’ovvio e a non voler rispondere a domande dirette sulla questione tedesca. Più importante guardare nell’insieme al piano di vaccinazione europeo ideato dalla Commissione, senza vederne le falle. “Non posso dire che ci sia stato o meno un accordo con le aziende Biontech-Pfizer”, ha risposto senza realmente rispondere il portavoce capo Eric Mamer durante il briefing di oggi con la stampa, eludendo una dopo l’altra le richieste di chi voleva chiarimenti.
Già pochi giorni fa i portavoce dell’Esecutivo europeo avevano cercato di minimizzare la questione, dicendo che i 30 milioni di dosi extra della Germania erano stati acquistati nel quadro dell’opzione che la Commissione Ue ha esercitato per ottenere 100 milioni di dosi aggiuntive, già previste dall’accordo con l’azienda. Ma la storia non regge.
È un fatto che nei programmi di vaccinazione di Berlino – che sono pubblici – c’è scritto nero su bianco che si prevede l’acquisto di “almeno 60 milioni di dosi con l’UE e un’opzione sicura per ulteriori 30 milioni di dosi a livello nazionale” del vaccino BioNTech / Pfizer, il primo autorizzato al commercio in Ue. Non solo. L’intento è quello di concludere lo stesso tipo di accordo separato rispetto al quadro comune europeo anche con il vaccino di Moderna (di cui per la Germania sono previste 50,5 milioni di dosi nel quadro europeo, e ulteriori dosi non specificate che sono da negoziare su base nazionale) e anche con il siero della società tedesca CureVac (per almeno 42 milioni di dosi sotto contratto UE e un’opzione per 20 milioni di dosi da acquistare a livello nazionale). Attualmente il siero di CureVac non è stato ancora autorizzato al commercio in UE. Inoltre, nei piani di Berlino, sono previste 56,2 milioni di dosi in tutta l’UE del vaccino AstraZeneca e 37,25 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson, senza opzioni di acquisto separato.
L’atteggiamento della Germania sta facendo molto discutere perché è in contrasto sia con la decisione di Bruxelles di acquistare e poi distribuire agli Stati (in base alla loro popolazione) un certo numero di dosi, sia con i propositi della cancelliera Angela Merkel di dar vita a un approccio comune alla pandemia durante tutto il suo semestre di presidenza. E probabilmente fa discutere ancora di più il fatto che la Commissione Europea sia decisa a “guardare altrove” e non intervenire. A Bruxelles e non solo ci si domanda legittimamente se la Commissione avrebbe avuto lo stesso approccio clemente se si fosse trattato di un Paese diverso dalla Germania.