Bruxelles – “L’UE si rammarica del fatto che l’Assemblea Nazionale abbia iniziato il suo mandato il 5 gennaio sulla base di elezioni non democratiche”. A un mese dalle elezioni legislative che lo hanno rinnovato, la posizione delle autorità europee rispetto alla legittimità del nuovo Parlamento venezuelano non cambia. A confermarlo è una dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, che parlando a nome di tutta l’Unione Europea ha invocato nuovamente la necessità di una soluzione politica che permetta di avviare una transizione democratica nel Paese.
Le ultime elezioni per il rinnovo dell’unica camera del Parlamento Venezuelano hanno raccolto la partecipazione del 30 per cento dell’elettorato, una percentuale su cui ha fortemente influito l’azione di boicottaggio delle forze politiche opposte al presidente in carica Nicolàs Maduro, astenutesi per protestare contro le irregolarità della competizione. Il voto ha assegnato a Maduro una maggioranza parlamentare di 253 seggi su 277. Tra i parlamentari sono stati eletti anche suo figlio “Nicolasito” e sua moglie Cilia Flores.
Secondo Borrell, le irregolarità con le quali si sono svolte le elezioni del 6 dicembre non permettono di “definire questo processo elettorale come credibile, trasparente e partecipativo e “di considerare il risultato come rappresentativo della volontà democratica dei cittadini venezuelani”, si legge nel comunicato. Già all’indomani del voto il Consiglio dell’UE in materia di Affari Esteri, che è presieduto proprio da Borrell, si era rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni in virtù della mancanza di pluralismo e dell’azione di discriminazione perpetrata nei confronti dei leader dell’opposizione.
Nell’ultimo comunicato il responsabile per la politica estera europea ha riconosciuto nuovamente Juan Guaidò, il presidente dell’Assemblea Nazionale che dopo i brogli delle elezioni presidenziali del 2018 fu dichiarato dal parlamento presidente ad interim del Venezuela, in qualità di referente politico considerato dall’Unione Europea per la ripresa della democrazia del Paese. “L’Unione Europea”, continua la nota “si adopererà per ripristinare la democrazia in Venezuela insieme alle altre parti della società civile, e in particolare insieme a Juan Guaidò e agli altri rappresentanti dell’Assemblea Nazionale eletta nel 2015”. Il portavoce dell’Alto Rappresentante ha confermato che la questione venezuelana sarà discussa nella prossima riunione del Consiglio Affari Esteri.
Fuori dai confini nazionali l’iniziativa ha trovato tuttavia l’appoggio di Antonio Tajani, presidente della Commissione del parlamento europeo per gli Affari Costituzionali. “Sarò al fianco di tutti i deputati e gli ambasciatori in esilio per un’offensiva diplomatica in grado di fermare le barbarie del regime Maduro”, ha affermato l’ex presidente dell’Assemblea, che ha dichiarato massimo sostegno all’azione di Guaidò.
Se, però, i 27 Stati membri dell’UE si dicono pronti a supportare un processo di transizione democratica pacifico, inclusivo e sostenibile e ad adottare misure mirate in tal senso, l’accentramento del potere da parte di Maduro si fa sempre più risoluto. Guaidò ha annunciato la continuità dei lavori dell’Assemblea Nazionale eletta nel 2015 supportata da una “commissione delegata” di 20 membri e presieduta da lui stesso (una sorta di governo parallelo a quello di Maduro), ma la sua iniziativa non ha basi costituzionali, come sostenuto tra l’altro da alcuni dei suoi stessi collaboratori. Inoltre, la pandemia di Covid-19 ha notevolmente ridotto l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sulla questione venezuelana, indebolendo notevolmente la posizione del capo dell’opposizione.