Bruxelles – L’Unione europea va all’attacco della Cina e condanna il giro di vite voluto da Pechino contro le voci critiche che si levano da Hong Kong. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, critica duramente l’arresto di oltre 50 attivisti decretato ieri (6 gennaio) dalle autorità locali, con l’accusa di minaccia per la sicurezza nazionale. Tutti gli arrestati erano coinvolti nelle elezioni primarie pro-democrazia del luglio dello scorso anno, organizzate per identificare i candidati per le prossime elezioni del Consiglio legislativo.
“Questi arresti penalizzano l’attività politica che dovrebbe essere del tutto legittima in qualsiasi sistema politico rispettoso dei principi democratici di base”, denuncia l’alto rappresentante in una nota, in cui si chiede “il rilascio immediato degli arrestati”.
Tra i detenuti (tutti ex-legislatori dell’opposizione e attivisti della società civile) figura anche Joshua Wong, attivista di spicco delle proteste di Hong Kong del 2019 (per cui è già stato condannato a più di un anno di carcere). Wong è stato arrestato questa mattina nel penitenziario di Shek Pik con l’accusa di sovversione.
Questi eventi rappresentano “l’ultima dimostrazione di come la legge sulla sicurezza nazionale venga utilizzata dalle autorità per soffocare il pluralismo politico“, ha aggiunto Borrell, che accusa i poteri locali di andare contro “l’esercizio dei diritti umani e delle libertà politiche, che sono protetti dalla legge di Hong Kong e dal diritto internazionale”.
Declaration of @JosepBorrellF on behalf of the EU on the recent mass arrests in Hong Kong.
The EU calls for the immediate release of those arrested & urges the authorities to respect rule of law, human rights & the ‘One Country, Two Systems’ principle
— EU Council Press (@EUCouncilPress) January 7, 2021
L’arresto e le reazioni internazionali
Con una maxi-operazione scattata all’alba e che ha mobilitato oltre mille agenti, la polizia di Hong Kong ha arrestato 53 attivisti del fronte democratico. L’accusa di sovversione si basa sulla nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nei confronti dell’ex-possedimento britannico. Secondo l’articolo 22, tutti gli arrestati rischiano ora l’ergastolo. Nel mirino della retata sono finiti gli organizzatori e i sostenitori del voto di massa che lo scorso anno vide oltre 600 mila cittadini votare i candidati dell’opposizione alle elezioni del rinnovo del Parlamento locale, rinviate poi a quest’anno a causa della pandemia Covid-19.
Il segretario alla Sicurezza, John Lee, ha denunciato la campagna come un “complotto fazioso contro il governo”, e come tale annunciato che non sarebbe stato tollerato in quanto “atto sovversivo“. Da ricordare che il governatore della città, Carrie Lam, non è eletto direttamente dal popolo ma da un comitato elettorale composto da persone fedeli a Pechino e soltanto la metà dei seggi del Parlamento locale è aperta al voto democratico, mentre l’altra metà è affidata a figure vicine al governo cinese.
L’ennesima spallata all’autonomia di Hong Kong ha provocato la dura reazione di Antony Blinken, scelto dal prossimo presidente statunitense, Joe Biden, come prossimo segretario di Stato. “Gli arresti di massa dei manifestanti pro-democrazia sono un attacco a coloro che difendono coraggiosamente i diritti universali”, ha commentato su Twitter. “L’amministrazione Biden-Harris starà al fianco del popolo di Hong Kong e contro il giro di vite di Pechino sulla democrazia”. Non è potuto passare inosservato il fatto che tra gli arrestati c’è anche l’avvocato per i diritti umani John Clancey, cittadino americano.
The sweeping arrests of pro-democracy demonstrators are an assault on those bravely advocating for universal rights. The Biden-Harris administration will stand with the people of Hong Kong and against Beijing’s crackdown on democracy. https://t.co/nSj8dr3OEg
— Antony Blinken (@ABlinken) January 6, 2021
Anche il Regno Unito ha denunciato “un attacco grave alle libertà e ai diritti dei cittadini di Hong Kong”, come dichiarato dal ministro degli Esteri, Dominic Raab. “Questi arresti dimostrano come le autorità di Hong Kong e della Cina stiano deliberatamente reprimendo il dissenso e l’opposizione politica”, ha rincarato Raab. Per questo motivo “il Regno Unito non girerà le spalle alla gente di Hong Kong”, continuando a offrire “alle persone in possesso di documenti d’identità britannici il diritto di chiedere un passaporto britannico con procedura accelerata“. Con buona pace di Pechino.
Le autorità cinesi tirano dritto: “È una misura necessaria”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. “L’unico danno fatto è stato quello alle libertà di forze esterne che tentavano di danneggiare la stabilità e la sicurezza della Cina”. Con questi arresti si acuiscono però le tensioni tra la Cina e l’Unione Europea, che pretende un rispetto maggiore dei diritti umani e dello Stato di diritto – in particolare a Hong Kong – a pochi giorni dall’accordo sugli investimenti raggiunto con Pechino.