Bruxelles – Nessun ‘doppio gioco’, nessuna violazione delle regole concordate. La Commissione europea prova a fare chiarezza sui vaccini anti-COVID e le voci che vorrebbero la Germania aver negoziato con BioNtech l’acquisto di 30 milioni di vaccini separatamente a quanto negoziato dall’esecutivo comunitario. Stefan De Keersmaecker, portavoce della Commissione per la Salute, ricorda che Bruxelles ha negoziato con Pfizer-BioNtech l’acquisto di 200 milioni di dosi e un’opzione per altre 100 milioni di dosi aggiuntive che è stata attivata. Vuol dire che arriveranno altre dosi a quelle già messe in circolazione, e secondo la versione offerta da Bruxelles “è in questo contesto” che la Germania starebbe chiedendo la quota in più.
Si tratterebbe dunque di dare alla sola Germania poco meno di un terzo delle 100 milioni di dosi aggiuntive acquistate dall’UE. Una richiesta che però sfida la fattibilità pratica. E’ vero, ricorda il portavoce dell’esecutivo comunitario, che per la distribuzione ci sono criteri legati alla popolazione complessiva e alla fasce di popolazione più vulnerabili quali anziani e personale sanitario, ma non è chiaro al momento se effettivamente la Germania avrebbe le carte in regole per accaparrarsi il grosso del siero in produzione.
Restano però dubbi sulla vicenda, a partire dalle dichiarazioni del portavoce del ministro tedesco per la Salute, Jens Spahn. “È noto che la Germania ha ordinato 30 milioni di dosi del vaccino anti-Covid, bilateralmente, a Pfizer e BioNtech”, la risposta offerta dal portavoce di Spahn durante una conferenza stampa a Berlino subito dopo Natale. Parole che smentiscono il suo ministro.
Spahn, a inizio dicembre, ha spiegato al Bundestag che Pfizer-BioNTech avrebbe potuto offrire 400 milioni di dosi, e che l’UE ha invece optato per la formula 200 milioni più 100 milioni. “Sì, Francia, Germania e Paesi Bassi avrebbero potuto indubbiamente procurare, promuovere e approvare il vaccino da soli, ma abbiamo preso una decisione molto consapevole di percorrere questa strada insieme a livello europeo“, le parole del ministro della CDU, partito della cancelliera tedesca Angela Merkel, che proprio la strada europea avrebbe imposto anche al suo ministro. E Spahn, nella stessa audizione di inizio dicembre ha confermato che “stiamo procurando questo vaccino insieme in modo che tutti i 27 Paesi membri lo abbiano disponibile contemporaneamente”.
A Bruxelles continuano a non vedere il problema. “Il principio è quello di lavorare insieme, principio accolto favorevolmente da tutti a livello politico”, continua il capo del servizio dei portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. “Gli Stati si sono impegnati a non condurre negoziati paralleli a quelli della Commissione, e dunque ad essere leali”. Mamer conferma che le 30 milioni di dosi di cui si parla a Berlino rientrano nella distribuzione dei 100 milioni di dosi. Poi, però, incalzato dai giornalisti aggiunge. “Non posso dire se da qualche parte a Berlino c’è un accordo separato con Pfizer. Quello che dico è per come la capiamo noi il bisogno supplementare della Germania si fonda con il processo europeo”. Parole che se volevano fugare dubbi producono l’effetto contrario.