Bruxelles – Inizierà lunedì prossimo (11 gennaio) la discussione in Parlamento Europeo sull’accordo commerciale post-Brexit, siglato tra UE e Regno Unito il 24 dicembre e diventato operativo il primo gennaio. Gli eurodeputati della commissione Commercio internazionale (INTA) del Parlamento UE si confronteranno sul documento di cooperazione con Londra, a partire dagli interventi dei relatori Kati Piri (S&D) e Christophe Hansen (PPE).
Trade MEPs to hold their first discussion on the EU-UK Trade and Cooperation Agreement next Monday11 Jan pm. Rapporteurs are @KatiPiri @CHansenEU. @Trade_EU @davidmcallister @berndlange
— INTA Committee Press (@EP_Trade) January 6, 2021
Intanto, dopo i primi problemi sulla vendita online di merci UE nel Regno Unito, negli ultimi due giorni le nuove frontiere stanno affrontando i primi test (nonostante non vengano applicati dazi, sono stati invece ripristinati i controlli doganali). Più di 50 milioni di euro sono stati spesi per preparare la parte francese della Manica, tra nuovi edifici, parcheggi, personale e un sistema di frontiera progettato per mantenere il traffico in movimento. Il flusso commerciale si è attestato su livelli inferiori al 20 per cento rispetto alla media, ma la vera sfida arriverà solo nelle prossime settimane, quando tutte le aziende torneranno a trasportare merci da una sponda all’altra del canale: solo con il volume del commercio in crescita, si potrà valutare la tenuta dei nuovi controlli.
Un’altra questione emersa nella prima settimana dalla fine del periodo di transizione è quella che riguarda i domini Internet .eu appartenenti a utenti del Regno Unito. Dal primo gennaio ne sono stati sospesi dal registro dell’Unione Europea (EUrid) oltre 80 mila: questo significa che non sono al momento operative le funzionalità-chiave dei siti web, come la posta elettronica o i servizi di base, di tutti coloro che hanno registrato un dominio Internet europeo nel Regno Unito, almeno fino al prossimo 31 marzo. Molti utenti hanno cercato di raggirare l’ostacolo presentando una modifica della sede legale in un Paese UE, ma l’unica possibilità di ripristinare le funzioni del dominio è provare la cittadinanza UE del titolare del dominio, a prescindere dalla residenza (mantenendo così il luogo del proprio servizio nel Regno Unito).