Bruxelles – Dopo un 2020 da dimenticare sul fronte allargamento, l’inizio del nuovo anno riapre il capitolo dell’UE sui Balcani occidentali. La Corte dei Conti Europea ha avviato una verifica sul sostegno europeo allo Stato di diritto nella regione. In particolare dovrà essere valutata l’efficacia delle misure UE a sostegno di uno dei requisiti fondamentali per l’adesione all’Unione da parte dei quatto Paesi candidati (Albania, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia) e dei due potenziali candidati futuri (Bosnia ed Erzegovina e Kosovo).
“Lo Stato di diritto è un prerequisito non negoziabile per l’adesione all’Unione”, ha commentato Juhan Parts, membro della Corte dei Conti Europea. “Nei Paesi dei Balcani occidentali ci sono ancora questioni riguardanti la corruzione e il funzionamento delle loro istituzioni pubbliche”. Il membro responsabile del controllo ha spiegato che il controllo “esaminerà se l’Unione li aiuta davvero a compiere progressi in questi campi, così che possano presto essere sulla buona strada per entrare nell’UE”.
I revisori stanno verificando se il supporto europeo è stato progettato in modo appropriato, se è stato utilizzato coerentemente per affrontare le questioni-chiave identificate e se ha portato a miglioramenti concreti e sostenibili. Entro la fine del 2021 dovrebbe essere completata la verifica.
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Quando si parla di Stato di diritto, si fa riferimento a un Paese in cui siano difesi sei principi fondamentali: uguaglianza davanti alla legge, certezza del diritto, separazione dei poteri, tribunali indipendenti e imparziali, procedure legislative trasparenti e democratiche e controllo giurisdizionale efficace. Il rafforzamento dello Stato di diritto – oltre a essere uno strumento per la lotta contro la corruzione e una delle condizioni per la crescita economica – è un obbligo per la strada dell’adesione all’UE, come stabilito dai criteri di Copenaghen. La velocità dei negoziati di adesione dipende in buona parte dai progressi compiuti in questo ambito dal Paese extra-UE candidato.
Per quanto riguarda i Balcani occidentali, l’Unione Europea fornisce sostegno in questo ambito attraverso il dialogo politico e l’assistenza finanziaria e tecnica per l’attuazione delle riforme necessarie. Per il periodo 2014-2020, l’UE ha stanziato circa 700 milioni di euro per sostenere lo Stato di diritto e i diritti fondamentali nella regione (pari al 16 per cento dell’assistenza bilaterale UE a questi Paesi). Con il Piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, presentato il 6 ottobre nel contesto del Pacchetto sull’Allargamento 2020 della Commissione Europea, l’UE nei prossimi 10 anni cercherà di spingere ulteriormente la regione ad allinearsi agli obiettivi europei, per favorire la transizione verso il rispetto completo dello Stato di diritto e velocizzare i negoziati aperti e da aprire con i Paesi balcanici.