Bruxelles – Parola d’ordine “continuità”. Il Portogallo ha assunto dal primo gennaio le redini dell’UE e inizia a lavorare da dove la presidenza della Germania si era fermata, cercando di mettere una toppa anche sulle questioni che Berlino ha lasciato in sospeso, in un semestre segnato dalla sfida sanitaria.
“Tempo di agire, tempo di fare le cose”. Questo il motto con cui il premier portoghese Antonio Costa ha inaugurato oggi con la visita del presidente del Consiglio europeo Charles Michel a Lisbona la quarta presidenza del Portogallo alla guida dell’Ue, ma anche la prima da quando il Trattato di Lisbona è entrato in vigore nel 2009 e ha dato all’Unione Europea la forma e la sostanza con cui oggi la conosciamo. Costa ci tiene a sottolinearlo in conferenza stampa, perché in poche parole non si tratterà di una presidenza come le altre ma sarà una prima volta anche per il Portogallo.
Ma la pandemia da Covid-19 non è ancora superata e scandirà buona parte dell’agenda del Portogallo, a cui spetta anche il compito di coordinare la massiccia campagna di vaccinazione dal Covid che è iniziata da una settimana e già suscita molte polemiche a Bruxelles e negli Stati membri. Michel ha annunciato che entro la fine di gennaio, i leader dell’UE terranno un’altra videoconferenza per discutere nuovamente del Covid e delle strategie vaccinali. “Saremo in grado di muoverci liberamente e di iniziare la ripresa solo quando gli Stati membri avranno portato avanti le loro campagne di vaccinazioni”, ha ricordato Costa.
Le priorità di Lisbona
Europa più resiliente, più verde e digitale, con una dimensione aperta e globale ma dotata anche di una propria autonomia strategica. Fin qui, il percorso tracciato è quasi scontato e raccoglie per filo e per segno l’eredità della presidenza tedesca, con focus sulla ripresa economica dell’area euro dalla crisi sanitaria innescata dal Covid. Ma se su Berlino gravava il peso di trovare una via d’uscita pratica dalla crisi, al Portogallo spetta il compito di attuarla. Il pacchetto di Bilancio e Recovery Fund rappresenta “una grande occasione per la ripresa del Continente”, ricorda Costa, ma anche “per la sua modernizzazione in chiave verde e digitale”. “Dopo il lavoro straordinario fatto dalla Germania ora spetta agli Stati approvare i piani di Recovery”, ricorda il premier portoghese e fa appello ai Paesi perché ratifichino in fretta a livello nazionale la riforma delle nuove risorse proprie dell’Unione Europea, l’ultimo tassello che manca per completare il quadro.
Nelle intenzioni di Lisbona l’agenda sociale spicca in cima alle priorità, in quanto ritenuta essenziale per la risposta europea alla crisi senza “lasciare indietro nessuno”. “Se il 2020 è stato l’anno del Covid, il 2021 dovrà essere l’anno delle persone”, riassume in una battuta il presidente Michel. Per questo punta a rafforzare anche il Pilastro europeo dei diritti sociali, adottato dall’Unione europea nel 2017 per sostenere pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione tra le altre cose. Bisognerà inoltre “investire nella innovazione, soprattutto per le piccole e medie imprese”, che rappresentano lo scheletro dell’economia europea.
Nodi ancora da sciogliere
Ma sulle spalle di Lisbona pesano ancora alcune questioni che Berlino ha lasciato in sospeso. Come l’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa un progetto di riforma tanto importante quanto rimandato. “Non è un problema di sostanza e di organizzazione ma un problema di governance”, ha ricordato oggi l’ambasciatore portoghese presso l’UE, Nuno Brito, nel primo briefing con la stampa organizzato dall’API (Associazione stampa internazionale). Non si sbilancia sul fatto che il Consiglio e il Parlamento riescano a trovare un accordo su chi debba guidare questo processo di riforma dell’Ue, ma si dice anche ottimista sul fatto di poter avviare la Conferenza sul futuro dell’Europa già nella prima metà della presidenza portoghese, “nei primi due o tre mesi di presidenza”.
Altro nodo pesante da sciogliere rimane il Patto per le migrazioni e l’asilo proposto dalla Commissione europea il 23 settembre. “Vogliamo risolvere la questione in maniera propositiva, sentire tutte le parti e capire in quale direzione procedere”, sostiene Brito. Rimane centrale riuscire a trovare un equilibrio tra solidarietà e responsabilità nell’ambito della gestione dei flussi migratori. “La presidenza portoghese farà del suo meglio per vedere come attuare le idee del nuovo Patto sulla migrazione della Commissione Ue”, ha assicurato l’ambasciatore. Il tema dovrebbe essere al centro del prossimo “Consiglio degli Affari Interni di questo mese”, ha avvertito Costa.
Guardare alla ripresa interna al Continente non significa dimenticarsi della sua dimensione esterna. Una delle sfide della presidenza sarà anche chiarire meglio cosa si intenda per autonomia strategica dell’Unione, che significa meno dipendenza dagli altri partner globali e capacità “di agire da soli”. Argomento molto divisivo anche tra gli Stati membri: autonomia strategica che non significa protezionismo”, ha chiarito l’ambasciatore, ne può essere un concetto “incompatibile con un’Europa aperta e multilaterale”, precisa il portoghese. Se da un lato nei piani di Lisbona c’è l’idea di rafforzare l’indipendenza dell’Ue dall’altro al Continente serve continuare a promuovere nuove e vecchie partnership, dagli Stati Uniti di Biden, all’America Latina, l’Africa, con i Paesi del Pacifico ma soprattutto con l’India”, che secondo Costa rappresenta un partner chiave per l’Ue per la dimensione digitale.