Bruxelles – C’è chi dice no. In Polonia il ministro della giustizia Zbigniew Ziobro, ha annunciato che adirà la Corte costituzionale polacca per richiedere una verifica sulla legittimità costituzionale del meccanismo per il rispetto dello stato di diritto a cui le autorità europee intendono vincolare l’erogazione delle risorse finanziarie europee. Quello che sembrava un ostacolo aggirato, adesso si ripropone. Bilancio comune di lungo periodo (MFF 2021-2027) e meccanismo per la ripresa tornano ad agitare i governi sovranisti
Ziobro, leader di Polonia Solidale, partito di destra di stampo nazionalista e cattolico, dichiaratamente contro le i diritti della comunità LGBT e membro della coalizione del governo presieduto da Mateusz Morawiecki (Diritto e Giustizia, PiS), aveva già all’esecutivo di ricorrere al diritto di veto in sede di Consiglio per bloccare il passaggio del nuovo meccanismo di condizionalità.
Dopo il beneplacito sancito dal Consiglio Europeo a dicembre sulle nuove norme la delegazione parlamentare di Polonia Solidale procede ad una verifica interna dell’accordo. Alla fine la maggioranza decide di continuare a dare sostegno al governo, che nel frattempo spaccia l’esito negoziale di Bruxelles come una vittoria. Niente mozione di sfiducia e niente crisi, dunque (8 i favorevoli per presentarla, 12 i contrari). Però i malumori continuano. L’intesa prevede che si debba tenere conto solo delle violazioni dello stato di diritto commesse dopo il 1° gennaio 2021 e che debba essere accertato il nesso tra queste infrazioni e le conseguenze negative che esse avranno sugli interessi finanziari dell’Unione. Una condizione che non piace all’ala più radicale di Polonia Solidale
Da qui l’idea di Ziobro, che è anche Procuratore Generale della Repubblica (i due incarichi sono stati resi compatibili dal 2016), di ricorrere all’Alta corte. Il nuovo meccanismo di condizionaltà per l’erogazione dei fondi europei è oggetto di un regolamento approvato da Parlamento e Consiglio, ma una sentenza della Corte costituzionale polacca che sancisca la sua illegittimità provocherebbe una nuova rottura tra Varsavia e Bruxelles nella disputa sul rispetto dello stato di diritto. Le schermaglie che fino a poche settimane fa si registravano a livello politico potrebbero ben presto trasferirsi sul piano giudiziario.