Bruxelles – La campagna di vaccinazione in Europa comunitaria è partita il 27 dicembre, ma non con la rapidità che in molti si sarebbero aspettati. Con più di 85 milioni di contagi da Coronavirus nel mondo da inizio pandemia e oltre 1,8 milioni di morti su scala mondiale, la pressione per l’inizio dell’immunizzazione di massa era fortissima anche in Unione europea dove le vaccinazioni sono partite quasi tutte insieme ma ritmi molto diversi. L’Ue punta a vaccinare il 70 per cento della popolazione europea (che conta più di 446 milioni di persone) per arrivare a raggiungere la cosiddetta immunità di gregge.
Per ora, a una settimana esatta dall’inizio della campagna, dei sei vaccini prenotati dalla Commissione europea, gli Stati Ue hanno a disposizione solo quello sviluppato da Pfizer e Biontech, l’unico approvato per l’immissione in commercio, per un totale di 200 milioni di dosi già acquistate e ulteriori 100 da acquistare. Potrebbero non essere sufficienti a coprire la prima fase di vaccinazione in tutta Europa, è stata la stessa azienda farmaceutica a fare un appello affinché vengano in fretta approvati anche gli altri vaccini. A differenza di Stati Uniti e Regno Unito, l’Unione Europea è quella più in difficoltà perché per il momento ha approvato al commercio solo il vaccino di Pfizer. Secondo un portavoce dell’Esecutivo “la Commissione sta già verificando con le aziende se esiste un modo per aggiungere ulteriori dosi a quelle per le quali abbiamo già un accordo”, ha fatto sapere durante il briefing con la stampa di oggi (4 gennaio).
“La situazione non è rosea”, hanno avvertito i fondatori dell’azienda tedesca BioNTech in una lunga intervista sul settimanale Der Spiegel, spiegando che si è venuto a creare “un vuoto” dal punto di vista della disponibilità dei vaccini “perché non ci sono altri vaccini approvati e dobbiamo colmarlo con il nostro. Questo è anche il motivo per cui stiamo lavorando sul se e come produrre di più”. Secondo loro, il problema è nato anche da un calcolo sbagliato della Commissione europea che ha dato per scontato “che ci sarebbero stati diversi fornitori tra cui scegliere”, anche se per il momento è stato autorizzato solo un vaccino. Gli Stati Uniti hanno prenotato a luglio 600 milioni di dosi di vaccino Pfizer, mentre la Ue ha aspettato novembre e ne ha ordinati solo la metà. Le due case farmaceutiche puntano a rendere operativo a febbraio un impianto di produzione in Germania, a Marburg, con l’obiettivo di fornire altre 250 milioni di dosi nella prima metà del 2021.
Bruxelles ha preferito adottare una strategia precisa: invece che puntare tutto su pochi vaccini ha voluto a disposizione un portafoglio ampio cui attingere, non tenendo forse conto del fatto che non tutti i vaccini saranno necessariamente autorizzati dall’Ema. “La nostra filosofia è quella di avere un portafoglio diversificato di vaccini”, ha confermato un portavoce della Commissione Europea, sottolineando che non si poteva “investire in una sola società”, anche perché quando il pre-acquisto è iniziato c’era troppa “incertezza” e “non si sapeva quale società avrebbe ottenuto” l’approvazione da parte dell’Ema.
Per questo, l’Esecutivo comunitario ha siglato “contratti con società diverse” per “aumentare le nostre possibilità”. Per la Commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, il problema non è dovuto alla pianificazione dell’UE quanto alla carenza di capacità di produzione a livello globale delle aziende farmaceutiche. La commissaria cipriota ha garantito che l’Unione europea è pronta ad aiutare le aziende farmaceutiche a espandere la produzione di vaccini contro il Covid per eliminare un effetto a “collo di bottiglia” nella loro distribuzione, che in sostanza la rende più lenta. Bruxelles aveva già fornito 100 milioni di euro alla tedesca Biontech per aiutarla a rafforzare la sua capacità produttiva. “La situazione migliorerà passo dopo passo”, ha promesso Kyriakides.
Mercoledì il via libera al vaccino Moderna
Mercoledì 6 gennaio è atteso il parere scientifico dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali) al farmaco sviluppato da Moderna, su cui non dovrebbero esserci sorprese. Quello di Moderna sarebbe il secondo farmaco anti-Covid autorizzato in UE di cui la Commissione ha prenotato finora solo 160 milioni di dosi, la quota più bassa di tutti i suoi acquisti anticipati. Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn ha esortato l’EMA ad approvare più rapidamente il vaccino sviluppato dall’Università di Oxford e AstraZeneca, su cui Bruxelles (ma anche l’Italia) ha puntato molto prenotando 400 milioni di dosi (40,30 milioni all’Italia) – che il Regno Unito e l’India hanno già autorizzato.
Il vaccino AstraZeneca con l’Università di Oxford non è stato ancora approvato né in Europa né negli Stati Uniti e per ora non ci sono date sicure per una sua immissione in commercio. L’Ema (Agenzia europea per i medicinali) ha chiesto ulteriori dati sulla sperimentazione del vaccino dato che durante le ultime fasi dei test il gruppo dei vaccinati ha ricevuto per sbaglio due diversi dosaggi, con la conseguenza che per ora non si conoscono i livelli effettivi di efficacia del vaccino. Al momento non c’è una data per quando e se ci sarà il via libera da parte dell’Ema.
“Nessuna frustrazione per la decisione dell’EMA”, ha chiarito un portavoce della Commissione Europea al briefing. Per l’Esecutivo è importante che i vaccini autorizzati all’immissione in commercio siano in primis sicuri ed efficaci”, ha ripetuto.
Ritmi diversi a livello di Ue
Ma il “ritardo” di cui si accusa l’Unione Europea non è solo un problema di disponibilità di dosi. In molti Paesi europei ci si sta lamentando della lentezza con cui si stanno gestendo le somministrazioni a livello nazionale. Le prime quote simboliche sono arrivate in tutti gli Stati membri, che però non le hanno ancora smaltite tutte. Secondo i dati forniti da OurWorldInData dell’Università di Oxford al 3 gennaio 2021 risultano oltre 12 milioni persone vaccinate nel mondo, con Cina, Stati Uniti e Israele a guidare la classifica anche perché hanno iniziato le vaccinazioni con settimane di anticipo rispetto all’Europa. Dando uno sguardo ai dati europei, la Germania è il Paese che finora ha somministrato di più sfiorando i 240mila vaccinati (dato fermo al 3 gennaio).
Segue l’Italia, dove sono state somministrate poco più di 118mila dosi sulle 480mila ricevute fino ad ora dagli acquisti dell’Europa, con un divario enorme tra Regioni dovuto essenzialmente al fatto che ogni Regione sta gestendo a modo proprio la campagna di vaccinazione in base alle esigenze locali. Il Lazio sfiora il 50 per cento di dosi iniettate, il Veneto tocca il 40 per cento, mentre la Lombardia non arriva ancora al 4 per cento (le Regioni stanno ricevendo le dosi in proporzione alla loro popolazioni). Complice anche il fatto che si è deciso di iniziare a ridosso delle vacanze di Natale e Capodanno e dunque la vaccinazione è iniziata molto a rilento, messa alla prova anche dalla mancanza di personale. L’assessore alla Sanità della Lombardia (una delle Regioni più criticate da questo punto di vista), Giulio Gallera ha spiegato in una intervista a La Stampa che non avrebbe fatto rientrare i medici dalle ferie per una campagna vaccinale che dovrebbe iniziare a pieno ritmo a partire da oggi, con “6mila iniezioni al giorno”.
Inizio molto lento anche per la Francia, che ha vaccinato poco più di 500 persone pur avendo ricevuto già 500mila dosi di vaccino, accumulando molta pressione sul presidente francese Emmanuel Macron e sulla sua gestione della vaccinazione. Il governo di Parigi ha già annunciato un cambiamento nella strategia di vaccinazione, per accelerare la somministrazione. Il piano di Parigi prevede una prima fase, tra gennaio e febbraio con il vaccino Pfizer, che riguarderà circa un milione di persone tra ospiti e pazienti delle case di cura e personale sanitario che vi lavora o gruppi ad alto rischio (+65 anni di età con patologie pregresse).
Il rallentamento è dovuto anche al fatto che si sono volute iniziare simbolicamente le vaccinazioni a ridosso delle vacanze di Natale, con problemi di logistica per molti Stati che avevano deciso di avviare la vera e propria campagna di vaccinazione di massa solo a partire da gennaio. Quindi è troppo presto per tirare le somme e dire che le vaccinazioni non stanno andando con la velocità necessaria. Secondo El Pais, anche in Spagna a Madrid è stato somministrato solo il 6 per cento dei vaccini ricevuti finora, poco più di 3mila dosi. Anche qui vengono menzionati problemi di logistica. Il Paese ha ricevuto un primo lotto di 1.200 vaccini, altri 48mila sarebbero dovuti arrivare lunedì 28 dicembre, ma a causa di un problema presso la sede centrale della Pfizer in Belgio, la spedizione non è arrivata fino al 29 dicembre e poi si è aggiunto il tempo necessario per scongelarli e a cui si sommano le vacanze del 31 dicembre del primo gennaio. Anche in Belgio, dopo le primissime dosi simboliche (circa 500) somministrate in tre case di cura nelle tre regioni del Paese la campagna di vaccinazione vera e propria sarà avviata a partire da domani (5 gennaio). Lo stesso vale per il Portogallo, dal primo gennaio alla guida semestrale dell’UE, che dopo le prime dosi simboliche del 27 dicembre ha proseguito oggi a vaccinare contro il Coronavirus nelle case di cura, somministrando un totale di 16.701 dosi, secondo i dati del governo.