Bruxelles – Dopo aver raccomandato ai governi europei prudenza sulla decisione di chiudere le scuole, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) avverte sui rischi derivanti dalle nuove varianti di Coronavirus. In una speciale relazione l’organismo comunitario si è concentrata sulla cosiddetta “variante inglese” del COVID che ha spinto diversi Stati in Europa a sospendere i viaggi dal Regno Unito, e sulla variante rintracciata per la prima volta in Sudafrica ma che, stando ai test effettuati in Europa, risulta meno diffusa della prima.
Sulla base delle prime ricerche effettuate, e in particolare sullo studio condotto dal Consorzio di genomica per il Covid-19 istituito in Gran Bretagna negli scorsi mesi, il Centro ha rivelato la possibilità che la “versione inglese” del virus, che circola almeno dal 20 settembre 2020, sia più contagiosa del 56 per cento rispetto a tutte le altre varianti del SARS-CoV-2. Non è tuttavia chiaro, sostiene l’ECDC, se “la variante sia capace di provocare un numero maggiore di ricoveri o di morti” e se “ponga a rischio l’efficacia dei vaccini” che sono stati attualmente prodotti.
Quanto alla variante sudafricana del virus, da ottobre sono stati registrati 300 casi nel Paese in questioni, e solo due in Gran Bretagna. Sebbene anche questa variante sembri apparentemente più facilmente trasmissibile, non esistono maggiori informazioni sulla sua maggiore dannosità e su una maggiore resistenza al vaccino.
Al netto di quanto al momento si dispone in termini di evidenze scientifiche, il Centro classifica come alti i rischi legati alla diffusione delle due varianti e ai loro effetti sui sistemi sanitari nazionali. Prima ancora l’invito è mirato a non sottovalutare le cifre del contagio, in virtù del fatto che il sequenziamento del genoma del virus finalizzato a riconoscere il ceppo virale è una procedura che interessa un numero molto ristretto di test e questo potrebbe notevolmente sottostimare i dati sulla diffusione delle nuove varianti. Gli stessi dati sulla scarsa diffusione in Europa della variante sudafricana 501.V2 potrebbero essere totalmente disallineati con quanto sta accadendo nella realtà, considerando il proseguimento dei collegamenti con il Paese africano.
L’allerta dell’ECDC sulle versioni mutate del virus attiene anche alla loro presunta letalità. Anche nel caso in cui le nuove varianti fossero almeno tanto dannose quanto le versioni del virus già conosciute, la loro maggiore trasmissibilità comporterebbe inevitabilmente una maggiore pressione sui sistemi sanitari nazionali. Di conseguenza, conclude il Centro, l’impatto sulla società di una deflagrazione del contagio di queste nuove varianti, lascerebbe spazio a nuove preoccupazioni. Tutte ragioni per le quali mantenere alta la guardia.