Bruxelles – Garantire viaggi essenziali e ritorni al proprio Paese di residenza, sospendere ogni divieto ai viaggi dal Regno Unito e lasciare libera la circolazione delle merci. Cercare di prevenire la diffusione della nuova variante di Coronavirus proveniente dal Regno Unito è comprensibile, ma non è accettabile che gli Stati membri adottino misure drastiche come il divieto di ingresso generalizzato dal Paese. Lo ribadisce la Commissione europea adottando un pacchetto di raccomandazioni per un approccio Ue coordinato per gestire la nuova variante del virus, che ha portato buona parte dei Paesi europei a sospendere i collegamenti con il Regno Unito e a far sentire Londra isolata prima ancora della fine del periodo transitorio post-Brexit (31 dicembre 2020).
In sostanza, la Commissione scoraggia tutti i viaggi considerati non essenziali da e verso il Regno Unito, ma ribadisce che tutti i viaggi essenziali e il transito dei passeggeri devono essere invece garantiti e anzi facilitati. I divieti ai viaggi in aereo o in treno introdotti dagli Stati Ue nelle ultime 48 ore “dovrebbero essere aboliti data la necessità di garantire viaggi essenziali ed evitare interruzioni della catena di approvvigionamento”. Quindi tutti i cittadini dell’Unione o del Regno Unito che vogliono tornare nel proprio Paese di residenza devono poterlo fare, senza ulteriori “restrizioni temporanee” a condizione che siano sottoposti a un test o a una quarantena.
Per la Commissione è fondamentale intervenire affinché i lavoratori dei trasporti siano esentati da qualsiasi misura restrittiva, come la quarantena e i test, in modo da mantenere intatte le catene di approvvigionamento. “I flussi di merci devono continuare ininterrottamente anche per garantire la distribuzione tempestiva dei vaccini COVID-19”, si legge nella comunicazione. A preoccupare molto le istituzioni di Bruxelles è stata la decisione della Francia di bloccare almeno per 48 ore il traffico delle merci attraverso la Manica. Parlando in conferenza stampa, ieri, il premier Boris Johnson si è mostrato tranquillo nel ribadire che le scorte di prodotti alimentari e generi essenziali sono “solide e robuste” malgrado il blocco temporaneo alle frontiere.
Le cose cambieranno dal primo gennaio 2021, quando sarà ufficialmente finito il periodo transitorio, con o senza un accordo commerciale tra Bruxelles e Londra. Da quel momento sarà il Consiglio dell’Ue a decidere se inserire o meno il Regno Unito nella lista dei Paesi terzi ai quali aprire o chiudere i confini esterni. Come tutte le raccomandazioni della Commissione europea, anche quelle pubblicate oggi sono pareri non vincolanti, gli Stati membri non hanno l’obbligo di attenervisi e rimangono i soli responsabili della gestione delle loro frontiere interne ed esterne. Le raccomandazioni saranno sottoposte questo pomeriggio al vaglio degli ambasciatori permanenti a livello di Coreper, dove decideranno se approvarle o no.
“I virus non si fermano alle frontiere”. Era questo il motto che si ripeteva con frequenza nelle istituzioni europee tra marzo e aprile, quando gli Stati dell’Ue – presi alla sprovvista dal virus – hanno cominciato in maniera caotica e disorganizzata a richiudere i propri confini, minando la libera circolazione dentro lo spazio Schengen di persone e merci. Dopo un primo momento scoordinato, gli Stati sembravano aver imparato la lezione che “i virus non si bloccano ai confini” anche se sembrano esserselo dimenticato in fretta.