Bruxelles – Mentre gran parte dell’Unione è alle prese con le misure di confinamento per scampare a un pericoloso rialzo della curva dei contagi da coronavirus, a Bruxelles si studia all’accordo che potrebbe uniformare le procedure degli stati membri sui tamponi rapidi. L’Europa li ha conosciuti meglio soprattutto durante la seconda ondata per sopperire ai costi e ai limiti tecnici imposti dal processare centinaia di migliaia di tamponi molecolari ogni giorno.
Proprio in virtù del loro crescente impiego (dovuto soprattutto alla rapidità dell’esito del tampone) e della loro minore attendibilità rispetto al test molecolare (prossima al 60% contro circa il 100% di quest’ultimo), durante il Consiglio Europeo del 10-11 dicembre i capi di Stato e di governo hanno chiesto alla Commissione europea di indirizzare delle linee guida agli Stati membri da adottare nelle prossime settimane.
Le proposte emanate dalla Commissione raccomandano gli stati membri di ricorrere maggiormente allo strumento dei tamponi rapidi per intensificare il monitoraggio della diffusione del contagio e di favorire il mutuo riconoscimento degli esiti dei tamponi rapidi effettuati nei territori nazionali. Da Bruxelles si richiede agli stati inoltre di redigere una lista dei test antigenici presi in considerazione dai sistemi sanitari nazionali e di sottoporli alla validazione in base agli standard minimi definiti dalla stessa Commissione e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
I punti di maggiore rilevanza attengono però alle procedure. Sui tamponi fai da te, a cui molte Capitali europee si sono approcciate nelle ultime settimane, la Commissione insiste per la linea dura: il tampone rapido deve essere effettuato da personale sanitario preparato e deve essere sottoposto a controllo di qualità. Indicazioni anche sulla somministrazione: il tampone antigenico deve essere considerato nei casi di pazienti con sintomi, di persone che hanno avuto contatto con positivi, nei focolai e nelle aree ad alto rischio (soprattutto nelle operazioni di screening di massa).
“Testare resterà essenziale nei prossimi mesi, anche se ci apprestiamo a lanciare i nostri vaccini nell’Unione Europea dal prossimo 27 dicembre”, ha dichiarato il commissario alla Salute Stella Kyriakides, che contemporaneamente ha annunciato la fornitura di altri 20 milioni di test antigenici da parte delle case farmaceutiche Abbott Laboratories e Roche: “Abbiamo bisogno di aumentare le nostre forze cercando allo stesso tempo di tenere il virus sotto controllo”.