Bruxelles – “Nessuno è in ritardo”, ma da ora in avanti non ci si potrà permettere più nessuna distrazione, e questo vale soprattutto per l’Italia. Dopo il superamento del veto di Polonia e Ungheria al progetto di bilancio di lungo termine dell’UE (MFF 2021-2027) e lo sblocco del meccanismo per la ripresa (Next Generation UE), Paolo Gentiloni fa il punto della situazione e mette ordine su tempistiche, scadenze e modalità per il rilancio delle economie degli Stati membri.
Intervistato in occasione della partecipazione del Rome Investment Forum, il commissario per l’Economia chiarisce innanzitutto le prossime tappe. Ora che è possibile attivare il meccanismo per la ripresa e il recovery fund in esso contenuto, si prevede che l’erogazione delle prime risorse nell’ambito della meccanismo del cosiddetto ‘frontloading’, il pre-finanziamento attraverso il fondo per la ripresa, sarà possibile “per la fine della primavera e l’inizio dell’estate”. Un calendario coerente con quello richiesto agli Stati membri.
L’erogazione delle risorse del recovery fund è legato ai piani nazionali. “Al momento – spiega Gentiloni – abbiamo ricevuto le bozze di una dozzina di Stati membri”. Manca ancora qualcuno all’appello, è vero. Ma “in questo momento nessuno è in ritardo” con la presentazione delle strategie, sottolinea il commissario italiano. “A gennaio ci aspettiamo le bozze di quasi tutti gli Stati membri, e le versioni finali sono attese per la primavera”. Dunque, stabilite con chiarezza le scadenza, appare evidente che l’Italia non è affatto indietro.
Certo, l’Italia è il principale beneficiario del meccanismo per la ripresa, e dunque si attende con impazienza la ricetta del governo Conte. “Il contesto generale presentato in Parlamento è ampiamente convergente sulle priorità europee”, e dunque interventi di green economy e digitale, rassicura Gentiloni. “Certamente, dobbiamo vedere in dettaglio i singoli progetti, le riforme e gli impegni del piano”, una volta messo a punto e notificato a Bruxelles.
Il meccanismo per la ripresa nel complesso ha una dotazione di 750 miliardi di euro. Di questi, 672 miliardi ricadono nel recovery fund. Questi 750 miliardi di euro aggiuntivi al bilancio settennale da 1.090 miliardi quale risposta alla crisi prodotta dalla pandemia di COVID-19 sono sufficienti per prevenire il peggio. Questa la convizione di Gentiloni. “Sì, ritengo che siano abbastanza, se consideriamo sia la risposta nazionale sia quella comune”. Però, precisa, tutto “dipende dalla qualità che saremo capaci di dare ai piani” nazionali.
Gentiloni ne approfitta dunque per una precisazione e un invito. La precisazione è che non è questo il momento di ragionare sulla possibilità di rendere il meccanismo per la ripresa e la creazione di debito europeo uno strumento permanente. “Sappiamo dall’esperienza di integrazione europea che se un programma funziona può essere ripetuto, ma adesso è il tempo di far funzionare questo programma”. Ne deriva l’appello a tutti gli Stati membri a lavorare bene. “Sappiamo che ci sono alcuni Paesi, tra cui l’Italia, con difficoltà tradizionali nell’assorbimento delle risorse europee”, vale a dire la capacità di spendere quello che l’UE mette a disposizione. “Raccomandiamo di considerare queste difficoltà”.
Anche perchè una volta che l’UE inizierà a erogare i fondi del recovery fund lo farà “sulla base del raggiungimento di obiettivi, e questo sarà fondamentale”. I governi sono dunque avvisati.