Compromesso utile sebbene poco onorevole. Ecco quello che è stato raggiunto con Ungheria e Polonia pur di sbloccare il loro veto sul bilancio pluriannuale. Una dichiarazione del Consiglio europeo, negoziata dai Tedeschi, istruisce la Commissione a ritardare l’entrata in vigore di un regolamento frutto di un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo che prevede che i fondi europei siano concessi solo agli Stati che rispettino lo stato diritto.
Non deve sorprendere più di tanto. Il necessario pragmatismo, a livello europeo, va spesso a braccetto con i bizantinismi. Poco importa se questi ultimi siano concepiti e proposti dai laboratori diplomatici della potenza che detiene la presidenza di turno dell’UE. Anzi proprio il peso ingombrante della loro provenienza permette a queste contorsioni pseudo-giuridiche di assumere il colore e la forza delle formule risolutive..
L’accordo che opportunamente sblocca il bilancio in piena crisi di pandemia è il modo contorto e ineludibile con cui si esprime da un po’ di tempo un’Unione europea sfibrata da anni di globalizzazione, smantellamento dei presidi pubblici e democratici e cure da cavallo guidate dallo spirito: “the markets first”.
E così, dallo stato di diritto eccoci davanti a quello che sembra lo stato di “rovescio”. Rovescio di una norma giuridica comunitaria da parte di una dichiarazione del massimo organo intergovernativo, rovescio dei principi fondamentali iscritti nei Trattati da parte della real politik di una leadership sull’orlo di una crisi di nervi, rovescio dei grandi valori dei partiti europeisti da parte da nazionali calcoli di bottega.
Ma, a ben vedere, si tratta solo di un opportunistico rinvio della nuova regola blocca-fondi a chi devia dai valori fondamentali dell’UE e non di un ribaltamento dell’accordo tra Consiglio e Parlamento. Un rinvio (poco o niente onorevole) che fa cadere i veti di Polonia e Ungheria sui tetti di spesa europea dei prossimi anni, permettendo ad ognuno di cantare vittoria a modo suo. Ma è pur sempre l’Europa alle prese con una crisi senza precedenti che esce più forte da questo compromesso alla senape.