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    Home » Economia » Programma anti-Coronavirus della BCE a 1.850 miliardi e avanti fino a marzo 2022

    Programma anti-Coronavirus della BCE a 1.850 miliardi e avanti fino a marzo 2022

    Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ritiene di dover aumentare portata a durata del quantitative-easing disegnato per rispondere alla pandemia. Lagarde: "Le ultime stime in nostro possesso suggeriscono un impatto a breve termine più pronunciato della pandemia sull'economia"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    10 Dicembre 2020
    in Economia
    [foto: servizio ricerche del Parlamento europeo]

    [foto: servizio ricerche del Parlamento europeo]

    Bruxelles  – La Banca centrale europea aumenta lo potenza di fuoco dello speciale programma di sostegno all’economia reale varato con lo scoppio della pandemia di COVID-19, aumentando durata e portata del programma di acquisto d’emergenza pandemico (PEPP). Il consiglio direttivo della BCE ha deciso di accrescere il bazooka anti-crisi di 500 miliardi di euro, per un totale di 1.850 miliardi di euro, fino ad almeno la fine di marzo 2022.

    “La pandemia continua a rappresentare seri rischi per la salute pubblica, l’area dell’euro e le economie globali”, taglia corte la presidente della BCE, Christine Lagarde, durante la tradizionale conferenza stampa di fine riunione. “La recrudescenza dei casi COVID-19 e le misure di contenimento associate stanno limitando in modo significativo l’attività economica dell’area dell’euro”.

    A Francoforte non piacciono la situazione né le prospettive. Se da una parte il settore manifatturiero “continua a reggere bene”, dall’altra parte l’attività dei servizi “è gravemente frenata dall’aumento dei tassi di infezione e dalle nuove restrizioni all’interazione sociale e alla mobilità” in un generale “contesto di debolezza della domanda e notevole debolezza nei mercati del lavoro e dei prodotti”. A questo si aggiunge che i dati in arrivo e le proiezioni del personale BCE “suggeriscono un impatto a breve termine più pronunciato della pandemia sull’economia“.

    Da qui l’esigenza di correre ai ripari, rilanciando con nuovo vigore il programma di acquisto. Varato a marzo di quest’anno, il programma PEPP è stato già potenziato all’inizio di giugno. Concepito per garantire interventi da 750 miliardi di euro per tutto il 2020, è stato dapprima raddoppiato nella portata e prolungato fino a giugno 2021, e adesso viene mantenuto in vita per altri nove mesi supplementari con nuove risorse.

    La mossa della BCE mira a “preservare condizione favorevoli del finanziamento” dell’economia reale. Le banche, godendo di liquidità, sono messe nella condizione di prestare soldi a famiglie e imprese. Almeno in teoria. Perché con la contrazione del mercato del lavoro diventa difficile concere prestiti in assenza di garanzie di restituzione e le direttive dell’UE a ridurre la mole di crediti deteriorati, i prestiti da cui le banche fanno fatica a rientrare.

    Lagarde però non ha dubbi. “Nel complesso le nostre misure politiche  rimangono essenziali per sostenere le condizioni di prestito bancario e l’accesso ai finanziamenti, in particolare per le persone più colpite dalle ramificazioni della pandemia”. Ma la BCE da sola non basta. Occorre che i governi facciano la loro parte. per questo il consiglio direttive dell’Eurotower “invita gli Stati membri a impiegare i fondi per la spesa pubblica produttiva, accompagnata da politiche strutturali a favore della produttività”.

    Tags: banchebceChristine LagardecoronavirusCOVIDeurozonaPEPPprestitiquantitative easingriforme strutturaliripresa

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