Bruxelles – L’unica cosa certa è che non vi sono certezze. Non è certo il migliore degli auspici, ma è in questo scenario che si tiene il vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi dell’UE, l’ultimo dell’anno secondo calendario istituzionale ufficiale. Il meeting di domani e dopodomani (10 e 11 dicembre) è tanto ricco di punti in agenda quanto di punti interrogativi, a cominciare dai partecipanti.
Il primo ministro croato Andrej Plenković è positivo al COVID, e si trova in auto-isolamento da una settimana. I servizi del Consiglio ancora non sanno dire se all’ultimo minuto il leader croato si presenterà al summit, che si tiene di persona, o se per ragioni di sicurezza dovrà disertare. E’ previsto che in casi particolare un leader possa essere rappresentato o dal presidente del Consiglio europeo, e dunque da Charles Michel, o da un altro leader, ma data l’agenda appare difficile che Plenkovic possa demandare a qualcun altro l’intera due-giorni di lavori. Sempre che di due giorni di si tratti.
Altro fattore di incertezza è la durata del vertice stesso. Da programma si tiene 10 e 11 dicembre, ma la riunione si svolge in parallelo al negoziato sul bilancio che conducono ambasciatori e sherpa. Sembra che si sia trovato il modo di convincere Polonia e Ungheria e rinunciare al veto sul bilancio e, di conseguenza, sul meccanismo per la ripresa. Ma è tutto in divenire, e non chiaro come procederà il dibattito e in quali tempistiche. Dunque i leader si ritroveranno a Bruxelles con un tema da sciogliere. Fonti UE non nascondono di non sapere cosa può succedere. “Ci sono legami tra bilancio di lungo periodo e recovery fund. Se non c’è un accordo su uno, non puoi avere l’accordo sull’altro. Se c’è un accordo su un file, non è detto che si abbia pure sull’altro”. Michel, nella tradizione lettera di invito, si dice “fiducioso” circa la possibilità di “trovare un accordo su un pacchetto comune per consentire la rapida attuazione sia del quadro finanziario pluriennale che del Fondo per la ripresa”
A seconda di come si mettono le cose, i leader potrebbero essere costretti a lasciare il tavolo per disinnescare la grana bilancio o, se tutto va bene, proseguire. “Da luglio siamo pronti a tutto”, ricordano a Bruxelles riferendosi al vertice protrattosi per altri due giorni in mezzo in più rispetto al previsto per approvare proprio bilancio e meccanismo per la ripresa. Ci si prepara ad andare avanti a oltranza anche in questo caso
In agenda i punti di discussione più accesi saranno clima e relazioni con la Turchia. Sugli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 si ripropone la solita Europa divisa tra ambiziosi e paesi dell’est che frenano perché a economia ancora troppo dipendente dal carbone, e dunque più onerosa da riconvertire con obiettivi troppo stringenti. Nella migliore delle ipotesi si potrà trovare un accordo di principio. Ad ogni modo tutte le specifiche tecniche e pratiche saranno contenute nella proposta che la Commissione europea sarà chiamata a mettere sul tavolo sulla base del vertice di questa settimana. Ad ogni modo non sarà comunque il Consiglio europeo a sbrogliare l’intera matassa.
Posizione diverse anche sulla situazione nel Mediterraneo orientale e le provocazioni turche nelle acque territoriali greche e cipriote. Il ricorso alle sanzioni è motivo di confronto. C’è chi vorrebbe rivedere la lista dei soggetti e delle entità da colpire in modo più severo e chi evitarlo per tentare di mantenere aperto un canale di dialogo con la Turchia. Non era immaginabile arrivare al tavolo già con un accordo. Forse era preferibile, ma comunque non era previsto. Avanti con la discussione, allora. Anche qui, non ci si sbilancia.
Ancora, il Mes. Il Meccanismo europeo di stabilità e la sua riforma è oggetto di discussione per la giornata di venerdì. Giuridicamente parlando non serve il via libera dei leader, ma certo è che se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non dovesse avere il mandato dal suo Parlamento alla firma del nuovo trattato, la situazione sarebbe imbarazzante. La riforma dell’unione bancaria sarebbe bloccata. Serve l’unanimità, e l’Italia è ancora sospesa tra il ‘sì’ e il ‘no’ alla riforma. Si rischia un nulla di fatto, oltre all’isolamento dell’italia di Conte in Europa su un problema tutto tricolore.
Non è attesa nessuna decisione neppure sulla Brexit, di cui non si vuole neppure parlare. E’ prevista solo un’informativa della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che questa sera cenerà con il premier britannico Boris Johnson. Ma qui vale la situazione è analoga a quella del bilancio. I leader si ritrovano nella capita dell’Unione europea nel momento in cui i negoziati proseguono e potrebbero condurre da una parte come dall’altra. In caso di lieto fine sarebbe difficile non parlare del tema, in caso di nulla di fatto un riferimento ai piani di emergenza per arginare gli effetti di un’uscita disordinata senza accordi sarebbe difficile non farlo.
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Più punti di domanda che risposte, dunque. Lo sa anche Michel che non a caso si limita a dire che “nella riunione del Consiglio europeo di questa settimana dovremo affrontare molte questioni importanti”. Si mette nero su bianco che si affronteranno, ma in quanto a decisioni non ci si sbilancia. Non certo il massimo dell’immagine da donare all’esterno. Sarà per questo che è stato deciso di lanciare il video informativo sulla politica per i vaccini anti-COVID. Almeno si può essere certi di poter offrire qualcosa agli europei.