Roma – Governo in panne sul Recovery plan. Oggi (lunedì 7) doveva essere la giornata decisiva per sciogliere il nodo della cabina di regia per passare a una fase più operativa, ma l’opposizione di Italia Viva ha frenato l’operazione. Un veto già manifestato la notte scorsa nella riunione di maggioranza che doveva essere preparatoria e che invece ha visto l’abbandono dei due rappresentanti renziani Ettore Rosato e Maria Elena Boschi.
Dunque, fase ancora interlocutoria per il consiglio dei Ministri che secondo la bozza portata in riunione dal premier Giuseppe Conte, conferma i due pilastri della governance: il comitato esecutivo e i sei responsabili di missione, ovvero coloro che le cronache hanno già ribattezzato i supermanager. Il primo, con compiti di indirizzo e coordinamento, è guidato dallo stesso presidente del Consiglio, i ministri dell’Economia, dello Sviluppo economico e con il ministro delle Politiche Europee come referente con la Commissione. I responsabili di missione, uno per ogni macro area (transizione verde, innovazione, infrastrutture e mobilità, istruzione e ricerca, sanità e parità di genere) avranno il compito di monitorare i progetti e, in caso di inerzia sull’attuazione dei cronoprogrammi, superarli con poteri sostitutivi.
Nella bozza sarebbero state già individuate anche delle assegnazioni di massima delle risorse, con la “rivoluzione” verde che avrebbe la quota più alta di circa 74 miliardi di euro, seguita dalla digitalizzazione e innovazione con poco più di 48 miliardi e dall’area infrastrutture e trasporti a cui andrebbero circa 27 miliardi.
Lo schema di governance, bloccato dal partito di Renzi, renderà necessaria una nuova riunione del consiglio dei Ministri convocata per mercoledì 9. “A una prima sommaria lettura la bozza appare opaca e presenta profili di incostituzionalità – accusa la ministra Teresa Bellanova – non abbiamo alcun bisogno di strutture parallele, che esautorano Ministri, Ministeri e Parlamento, accentrando e spostando altrove il cuore del processo”. La pattuglia parlamentare di Italia Viva attacca Conte a testa bassa, accusandolo di “volere quei pieni poteri che sono stati negati a Salvini”, minacciando di non votare il piano in consiglio dei Ministri.
La mina piazzata da Renzi irrompe in una fase delicatissima per il governo che in pochi giorni deve affrontare anche il nodo della riforma del MES, che all’esame delle Camere mercoledì, alla vigilia del Consiglio europeo. Il voto della risoluzione è messo a rischio dalla fronda del Movimento 5 Stelle che finora non sembra intenzionata alla marcia indietro nonostante i forti pressing dei big che sono arrivati a minacciare espulsioni nel caso di voto contrario