Bruxelles – Inizia oggi il processo di discussione all’interno del gruppo dei Verdi/Ale al Parlamento Europeo per la possibile adesione di quattro eurodeputati ex-Movimento 5 Stelle che ieri (giovedì 3 dicembre) hanno annunciato il divorzio politico dalla delegazione pentastellata. Sono Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Piernicola Pedicini e Rosa D’Amato: in una nota hanno sostenuto la scelta con la motivazione di “voler proseguire le battaglie” di cui sono stati portavoce in questi anni, mettendo al primo posto “la difesa del pianeta e la tutela della salute dei cittadini”. Anche se rimane fino a un certo punto tra le righe il fatto che tra le divergenze decisive ci sia stata la questione della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES), un tema profondamente divisivo all’interno del Movimento.
Il co-presidente del gruppo dei Verdi, il belga Philippe Lamberts, ha sgombrato il campo da frenesie e isterismi: “È intervenuto un fatto nuovo di cui prendiamo atto per iniziare la nostra valutazione”, ha spiegato. “Ma non c’è ragione per agire in fretta, faremo le cose con calma“. I Verdi dovranno discutere approfonditamente, anche perché nell’eurogruppo “sono già noti da tempo i problemi strutturali del Movimento”, in particolare il ruolo della piattaforma ‘Rousseau’. Problemi che hanno scavato un solco tra le due formazioni politiche dopo alcuni colloqui esplorativi a Bruxelles, relegando il Movimento nel gruppo misto. E anche se “il fatto che i quattro abbiano lasciato il Movimento cambia le cose”, ha concluso Lamberts, “chiunque voglia aderire al nostro gruppo deve condividerne i valori, perciò decideremo solo quando la situazione sarà chiara“.
Lo scontro interno al M5S
In una lunga lettera affidata a Facebook, Corrao ha spiegato così la scelta di abbandonare il Movimento: “Vedo con distacco crescente un movimento che ormai è parente lontano di quello per cui ho messo anima e cuore per dieci anni”. Tra i numerosi punti di divergenza accumulata negli ultimi due anni, ha ricordato (“dulcis in fundo”) proprio la “giravolta sul MES“, in particolare sulla posizione “lo avalliamo ma ‘non lo attiveremo’, una clamorosa offesa a chiunque possiede un cervello e anche un’incredibile violazione del programma elettorale”, ha duramente attaccato Corrao. “Il nostro impegno con i cittadini era di fare il massimo per smantellare e liquidare il fondo salva-Stati e altri strumenti di austerity”, ma alla fine “abbiamo massacrato comunicativamente il centrodestra e Monti per aver negoziato, avallato e ratificato quello in vigore e adesso noi al governo ne avvalliamo un altro anche peggiore?“.
Duro il post su Facebook dell’ormai ex-portavoce M5S al Parlamento UE, Piernicola Pedicini: “Non sono il tipo che si fa cacciare, piuttosto vado via da solo”. Un Movimento delle origini “che non esiste più, si è definitivamente chiusa una fase storica”, ha commentato Pedicini, che tra le diverse accuse – anche lui – ha lanciato la più tagliente sulla questione del MES: “Il Movimento ha ceduto il passo a un partito che non si oppone in tutte le sedi al MES e trova scuse per farselo piacere”. Punto presente anche tra le motivazioni elencate da D’Amato: “Dopo riunioni surreali, maggioranze variate da contro la risoluzione a quasi tutti a favore l’attivazione del MES”, grazie a un “giro di poche telefonate” in cui “da Roma si è premuto” per questo cambio di sponda. E infine il commento di Evi a riguardo: “Pur non avendo preso parte al voto sono stata raggiunta, insieme ai miei colleghi che hanno votato contro, da un provvedimento disciplinare dei probiviri”. La stessa Evi, in un’intervista a Eunews lo scorso 28 ottobre, aveva scongiurato l’ipotesi di una scissione.
Con un video su Facebook il vicepresidente del Parlamento UE e portavoce del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo, ha voluto commentare l’addio dei quattro europarlamentari: “La scelta fatta è molto grave e ne prendiamo atto. Ma in questi mesi ho visto l’assenza della volontà di confronto e di rispetto delle regole interne”. E se “nessuno nasconde che ci siano difficoltà o che governare voglia dire a volte ingoiare bocconi amari”, Castaldo ha accusato i quattro di “aver voluto anteporre una visione personale a quella del progetto” e di “incoerenza, sbattendo la porta e sottraendosi al confronto”. Risposte alla scissione che sono arrivate anche da Roma: “A questo punto ci aspettiamo che facciano anche il passo successivo, le dimissioni dal Parlamento Europeo“, ha affondato il vice-presidente vicario del M5S al Senato, Andrea Cioffi. “È un principio che nel Movimento abbiamo sempre sostenuto: se vieni eletto come portavoce dei cittadini che votano M5S, non puoi occupare quel posto sotto altre bandiere”. Al punto che “le loro mancate dimissioni sarebbero un vero tradimento del mandato elettorale”, ha attaccato. Dimissioni che non sembrano in verità all’orizzonte. Al contrario, se l’eurogruppo Verdi/Ale dovesse decidere a favore dell’adesione dei quattro dissidenti, sarebbe realtà quel “cambio di bandiera” tanto disprezzato da Cioffi.