Bruxelles – Se questa giornata di lavori di ‘How Can We Govern Europe?’ – il più importante evento italiano sugli affari europei, organizzato da Eunews – si era aperta con una considerazione riguardo la necessità di un’azione più decisa da parte dell’UE, il cerchio si è chiuso perfettamente nell’ultimo panel: “Dobbiamo saldare la fiducia dei cittadini europei alle istituzioni attraverso chiarezza e trasparenza, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento e la distribuzione equa dei vaccini contro il Covid-19″. Con queste parole l’europarlamentare e medico Simona Baldassarre, ha spiegato l’approccio che dovranno tenere Commissione e Parlamento Europeo in un momento-chiave per la storia dell’Unione Europea. Nell’incontro su “Sostegno europeo alle aziende farmaceutiche tra competizione e cooperazione“, moderato dall’analista politica di European Policy Center (EPC), Simona Guagliardo, è stata affrontata l’ultima sfida (ma non certo per importanza) lanciata dalla pandemia di Coronavirus: dare una risposta immediata attraverso un vaccino e rafforzare l’industria europea del farmaco.
Di grande attualità l’intervento di Pier Vincenzo Colli, CEO di Alfasigma, che ha spiegato come il Covid-19 abbia portato “la necessità di un ripensamento complessivo sul nostro approvvigionamento di principi attivi di farmaci generici“, perché “avendo lasciato la produzione soprattutto a Cina e India negli ultimi 20 anni, abbiamo messo a rischio le terapie dei cittadini”. Si rende quindi necessaria la costituzione di una supply chain più solida nella produzione di farmaci essenziali, con la costituzione di scorte e un aumento della produzione sul territorio europeo: “La nuova Strategia farmaceutica per l’Europa è un po’ un ‘libro dei sogni’, tutte queste proposte devono essere messe in atto”, ha commentato Colli. “Ma bisogna riconoscere che l’Unione Europea si è mossa bene verso il futuro, in particolare con i fondi che verranno stanziati attraverso il Next Generation Eu”. In che modo per il settore farmaceutico e medicale? “Nei Piani nazionali di ripresa e resilienza ci sono piani specifici per riportare in Europa e in Italia produzione di queste materie prime”.
È proprio l’eurodeputata Baldassarre a elencare i punti programmatici della Strategia presentata dalla Commissione: “Accelerazione sull’innovazione e la ricerca, garanzia di accesso ai medicinali a prezzo contenuto, approvvigionamento sicuro e supporto del settore farmaceutico e medicale”. Punti su cui “il Parlamento è favorevole, anche se il progetto è ancora in fase embrionale”. Se il futuro è la ricollocazione della produzione dei farmaci essenziali in Europa, il presente della lotta al Covid-19 è, appunto, nel piano sui vaccini da distribuire a tutti cittadini dell’UE: “Il Parlamento UE ora deve avere un ruolo politico di vigilanza sui contratti che vengono stipulati con le aziende farmaceutiche, per dare garanzie ai nostri cittadini”, ha puntualizzato l’europarlamentare in quota Lega. Con il lancio di una proposta in chiusura di intervento: “Costituire un centro pandemico permanente dell’UE, magari con sede a Bergamo“.
La ricerca come base della strategia UE
Per affrontare un dibattito esaustivo sul tema delle sfide poste dal Coronavirus al settore medicale e farmaceutico, è stato fondamentale l’apporto delle esperienze di ricercatori impegnati sul campo nella lotta al virus. I co-responsabili del progetto #FarmaCovid dell’Istituto di Biofisica del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR), Eloise Mastrangelo e Mario Milani, hanno spiegato come la loro iniziativa sia nata mettendo insieme diverse competenze per la ricerca di un farmaco contro il Covid-19: “Ci siamo indirizzati all’identificazione di antivirali, quindi la cura per chi è stato contagiato“. Ma non solo: “È fondamentale andare alla ricerca di antivirali per estendere la ricerca a eventuali mutazioni del Coronavirus”, ha continuato Mastrangelo. “Un approccio che permette sul lungo termine di affrontare le emergenze in modo sostenibile”.
Il confronto si è quindi spostato sul tema dei finanziamenti alla ricerca di base, “un ambito fondamentale, anche se spesso nel presente sembra non portare ritorni immediati”, ha continuato la ricercatrice. “Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto chiaramente che l’antidoto contro il Coronavirus è la ricerca, ma comunque non sono state prese misure sufficienti”. L’esempio è sotto gli occhi: “Per #FarmaCovid è servita una campagna di crowdfunding“. Parole confermate anche da: Antonio Scala, presidente di Big Data in Health Society “In Italia e in Europa non investiamo nella ricerca di base e questo comporta l’incapacità di fare programmazioni a lungo termine”. E se “il rischio pandemico era conosciuto da almeno 15 anni” (dal piano pandemico del 2005), “i decisori politici hanno abbassato la guardia proprio per il fatto che le avvisaglie con gli altri rischi in questi anni non sono scoppiate”.
È chiaro che ora, come spiega Scala, la lezione impartita dalla pandemia Covid-19 “può darci la possibilità di avere un pensiero strategico per il futuro”, basato su una “metodologia accurata, finanziamenti alla ricerca di base e più disciplina nella raccolta dei dati“. Perché, usando una metafora molto efficace, “la ruota c’è già, dobbiamo imparare a usarla”: che significa non ripartire ogni volta daccapo nella ricerca, investimenti su tecnologie più sicure e già presenti (“sarebbero efficaci se si implementassero, anziché voler realizzarne di nuove ogni volta”) e soprattutto una comunicazione non basata su spiegazioni troppo riduttive. Come confermato anche dal ricercatore Milani: “Bisogna insegnare il metodo del dubbio che usiamo in ricerca a tutti i cittadini. Non possiamo abboccare a slogan semplici“. Anche se una similitudine, tanto semplice quanto paradigmatica, è andata a riassumere un confronto e una giornata intera dedicata alle sfide poste dalla pandemia all’Europa: “Siamo come cecchini: sviluppiamo farmaci efficaci solo quando la ricerca di base ci dice cosa dobbiamo colpire”, ha concluso il CEO di Alfasigma, Colli. Un’immagine che racchiude come il settore farmaceutico e l’Unione Europea dovranno muoversi nel 2021 per portare fino in fondo la lotta al Coronavirus.