Il nuovo libro di Carlo Rovelli, ‘Helgoland’ (Adelphi 2020, pp. 227, 15 euro), rappresenta un ulteriore tentativo, e fra i più riusciti, di rendere la fisica teorica fruibile al livello dei lettori non specialisti.
Concetti come “entanglement”, il principio di indeterminazione di Heisemberg, il paradosso del gatto di Schroedinger, vengono proposti con semplicità ma senza svilirne il profondo contenuto concettuale, base della meccanica quantistica, la più grande rivoluzione scientifica del secolo scorso e che tanto influisce nella nostra vita quotidiana.
Un rivoluzione molto problematica, perché pone in dubbio le certezze maturate in secoli di ricerca, ed in particolare la pretesa della fisica di essere scienza dura, capace di sancire verità incontestabili, al seguito del gigante Newton e dei fisici classici.
La probabilità che un evento accada contrapposto alla supposta certezza della verifica sperimentale, la relazione esistente fra i fenomeni osservabili e l’osservatore, la costante di Planch elemento sistemico di incertezza delle sue funzioni fondamentali, fanno della meccanica quantistica la base teorica delle più avveniristiche applicazioni, in ambito biotecnologico ed informatico, ma pongono anche problemi fondamentali di ordine teoretico.
La Filosofia, in particolare quella analitica, cui lo stesso Rovelli si riferisce spesso nel testo, si è limitata ad una sistematizzazione degli interrogativi posti dalla meccanica quantistica, ma non è riuscita a rilanciare in autonomia la sua funzione peculiare, e cioè la ricerca della Verità.
La meccanica quantistica ridisegna il mondo come insieme relazionale, dove i fenomeni si influenzano reciprocamente, in un continuo gioco di rapporti a tre fatto di osservabili e osservatore.
La parte, sia essa un fotone, un albero, io stesso ora che sto scrivendo, è in rapporto col tutto pur non potendo contenerlo.
Temi decisivi, questi, che un gigante della Filosofia, Emanuele Severino, ha affrontato nel corso di tutta la sua vita speculativa.
Lo Sfondo dell’Apparire, insieme eterno di tutti i predicati che danno senso agli Enti che sopraggiungono, ricongiunge le parti al tutto in un crogiuolo di relazioni, dove il mio essere eterno è tale in rapporto costante con gli altri Enti di cui il Tutto è composto.
Allo stesso modo ed in conseguenza di ciò il celeberrimo concetto severiniano di Contraddizione C (è impossibile che la parte contenga il tutto pur essendone sistematicamente correlata) si pone in rapporto problematico ma molto stretto con uno dei momenti fondanti della meccanica quantistica, dove l’infinitamente piccolo è relazione continua ed elemento costitutivo dell’Universo.
Certamente, l’idea quantistica di futuro non influenzato dal passato e, soprattutto, di presente osservabile modificabile dall’osservatore, mette in dubbio la fondazione della Struttura Originaria di Severino, laddove, a partire dall’assunto parmenideo che l’Essere è ed il Nulla non è, afferma che “l’apparire dell’Esser Sé dell’Essente (cioè il mondo, noi tutti, i fotoni, la luce) è tale che la sua negazione sia autonegazione”: tutto è cioè eterno e non può esser altro da sé.
Su un tema fondamentale come l’Eternità dell’Essere sarebbe interessante ascoltare il parere di Carlo Rovelli, anche in relazione all’altro tema decisivo messo in campo dalla meccanica quantistica e che all’Eterno si collega, quello del Tempo.
Come è noto, e lo stesso Rovelli ne ha parlato in un altro interessantissimo testo (L’Ordine del Tempo – Adelphi 2017), il tema dell’inesistenza del tempo come variabile delle equazioni quantistiche fondamentali rappresenta uno snodo decisivo dell’attuale confronto in ambito fisico teorico.
La Teoria del Tutto acquista nuovo significato nella famosa e “terribile” equazione di Wheeler-De Vitt che, attraverso l’esclusione della variabile tempo, spiega e risolve il problema del rapporto fra meccanica quantistica e fisica relativistica.
Un tema, quello del Tempo, fondamentale per Severino nel progressivo svolgersi del suo sistema filosofico, prova ne siano i proficui contatti stretti con un altro fisico teorico, Julian Barbour, ideatore dell’Universo statico di Platonia, ed autore di un famoso testo, “La Fine del Tempo, la Rivoluzione Fisica prossima ventura” edito nel 2003 da Einaudi .
Fisica e Filosofia, nell’autonomia che le contraddistingue, dovrebbero ricercare un confronto critico per inaugurare un nuovo umanesimo: in questo senso l’opera di Carlo Rovelli rappresenta uno straordinario stimolo alla riflessione ed alla sistematica verifica delle proprie certezze.