Bruxelles – La situazione resta complicata, il peggio non è passato e per questo non va abbassata la guardia. Questa, in estrema sintesi, la situazione in atto in Europa. La direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo della malattie (ECDC), Andrea Ammon, offre i numeri della seconda ondata della pandemia di COVID in occasione della riunione dei ministri della Salute. “Vediamo diminuzioni in alcuni dei parametri”, come quella densità di positivi, sceso da 608 a 549 per 100mila abitanti, anche se “in molti paesi si resta al di sopra della soglia dei 500 per 100mila abitanti”. Ancora, diminuisce il tasso di positivi, anche se “in nove Stati membri il valore resta ancora al 20%”.
C’è poi il dato dei decessi, in aumento e difficile da monitorare per in calo ma solo per ragioni amministrative. “Il numero di morti ogni 14 giorni è cresciuto negli ultimi due mesi e mezzo”. Tuttavia, denuncia Ammon, “ci sono ritardi nella notifica dei decessi, quindi prevediamo aumenti nelle prossime settimane”.
La situazione dunque è tale da non giustificare alcun tipo di rilassamento. “Non è il momento di allentare le misure di contenimento” della diffusione del virus, taglia corta la direttrice dell’ECDC. “Mantenerle adesso è fondamentale”.
Dello stesso avviso anche la commissaria per la Salute, Stella Kyriakides. “Oltre 5.000 persone muoiono ogni giorno e un nuovo caso viene diagnosticato ogni 17 secondi: i numeri sono questi”. Per questo bisogna stare attenti. “Inverno vuol dire maggiore trasmissione del virus”. Quindi vanno evitate le situazioni che possono diffondere il virus, “vale a dire spazi chiusi e luoghi affollati”.