Bruxelles – Meno di un mese, 29 giorni per l’esattezza. Dice questo il conto alla rovescia per la fine del periodo di transizione, ma un accordo post-Brexit non è ancora stato trovato. Le delegazioni guidate da Michel Barnier (per l’UE) e David Frost (per il Regno Unito) continuano a trattare senza sosta a Londra da sabato scorso, anche se non sembra dipanarsi la matassa delle controversie tra le due parti. Che, ricordiamo, si concentrano su tre nodi irrisolti: pesca nelle acque britanniche, level playing field (insieme di regole e standard comuni che evitano un vantaggio competitivo delle imprese di un Paese) e governance (gestione dell’Accordo di recesso ed eventuali relazioni future). Riferendo sullo stato di avanzamento dei negoziati in videoconferenza, oggi Barnier ha messo in guardia i Ventisette che “resta ancora incerta la possibilità di trovare un accordo commerciale“. Se su governance e level playing field sembra farsi lentamente strada un dialogo, sulla pesca rimane ancora ampio il divario tra le condizioni delle due parti.
Da Bruxelles è arrivato però un avvertimento preciso: “Un accordo deve essere raggiunto entro pochissimi giorni per permettere a Consiglio e Parlamento di completare le rispettive procedure”. Così ha scritto su Twitter l’eurodeputato David McAllister, presidente della commissione per gli Affari esteri e coordinatore per i negoziati con il Regno Unito del Parlamento UE. “Lo scrutinio democratico non è negoziabile”, ha aggiunto. Va ricordato che giovedì scorso gli europarlamentari avevano convenuto che sarebbe stato quasi impossibile esaminare e dare il proprio consenso a un accordo, se non fosse stato raggiunto entro il 2 dicembre, quindi proprio oggi. Si capisce così l’urgenza dell’avviso di McAllister: “Questo è il momento critico in cui i principi devono essere tradotti in regole e, cosa più importante, le regole devono essere garantite da un solido inquadramento“.
Intanto il presidente del Parlamento UE, David Sassoli, ha confermato la piena disponibilità di convocare gli eurodeputati anche durante le feste natalizie per ratificare l’eventuale accordo: “Abbiamo sempre assolto con grande rapidità agli impegni e se ci fosse la necessità di una plenaria straordinaria non sarebbe difficile metterla in calendario”, ha dichiarato. “Se il negoziato si concludesse positivamente, il Parlamento è pronto a riunirsi in plenaria anche durante le feste di Natale“. Si è fatta sentire la cancelliera tedesca e presidente di turno dell’UE, Angela Merkel, che ha chiesto di “concentrare tutti gli sforzi nell’ultima fase dei negoziati”.
Swift progress is of the essence. An agreement needs to be reached within very few days if Council and Parliament are to complete their respective procedures before the end of the transition period. Democratic scrutiny is not negotiable.
— davidmcallister (@davidmcallister) December 2, 2020
Esultano i pro-Brexit
Sul fronte britannico i conservatori esultano in questi giorni per quella che definiscono “una doppia vittoria della Brexit”. In primis, per aver reso possibile al Regno Unito di diventare il primo Paese occidentale a dare il via all’uso pubblico di un vaccino anti-Covid, quello di Pfizer/Biontech. “Grazie alla Brexit non siamo più legati all’EMA (Agenzia europea per i medicinali, ndr)”, ha rivendicato il ministro della Sanità, Matt Hancock. In questo modo “siamo stati in grado di prendere una decisione basata sul via libera della nostra autorità di regolazione nazionale” (che Hancock ha definito “un regolatore di prim’ordine a livello mondiale”), non dovendo aspettare “la lenta andatura degli europei”. Il ministro britannico ha elogiato il lavoro dell’Autorità nazionale indipendente di controllo e regolazione sui farmaci (MRHA): “A mano a mano che arrivavano i dati sulla sperimentazione, sono stati valutati in parallelo, invece di aspettare un passaggio dopo l’altro come di norma accade”. Per poi concludere con un’altra stoccata ai Ventisette: “Noi facciamo gli stessi controlli di sicurezza e passiamo attraverso le stesse procedute. Ma grazie alla Brexit abbiamo accelerato i tempi rispetto all’UE“.
Help is on its way.
The MHRA has formally authorised the Pfizer/BioNTech vaccine for Covid-19.
The NHS stands ready to start vaccinating early next week.
The UK is the first country in the world to have a clinically approved vaccine for supply.
— Matt Hancock (@MattHancock) December 2, 2020
Ieri invece il governo Johnson ha celebrato l’entrata in vigore del cosiddetto ‘regime dei visti’ nel Regno Unito, il sistema online riservato ai cittadini stranieri – inclusi i cittadini comunitari – per richiedere un visto se dal 1° gennaio 2021 vorranno recarsi nel Paese per motivi di lavoro. “Stiamo mantenendo la promessa di riprendere il controllo dei nostri confini”, ha commentato la segretaria di Stato per gli Affari interni, Priti Patel, “mettendo fine alla libertà di movimento con l’UE e sostituendola con un sistema globale più giusto, basato sulle capacità e non sulla provenienza”, ha affondato.
Stando alla legge presentata, il flusso migratorio sarà regolato da un meccanismo a punti: a prescindere dall’origine europea o meno, sarà garantita la precedenza ai candidati lavoratori con un punteggio più elevato in termini di qualità professionali, titoli di studio e padronanza della lingua inglese. Per ottenere un visto di ‘lavoratore qualificato’ bisognerà dimostrare di possedere un’offerta da parte di un datore di lavoro basato nel Regno Unito, con un salario annuale minimo di 25.600 sterline (pari a 28.500 euro). Il governo Johnson ha ribadito che il sistema sarà “semplice e flessibile” e che ci saranno facilitazioni per alcuni settori più legati alle necessità attuali di manodopera di importazione, come la sanità.
The United Kingdom's points-based immigration system is now live. pic.twitter.com/sUH8VR2t4m
— Priti Patel MP (@pritipatel) December 1, 2020