Bruxelles – I cittadini extracomunitari in Italia con permesso unico o soggiornanti di lungo periodo hanno diritto ad assegni familiari anche per familiari a carico residenti fuori dall’Ue. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’UE, chiamata a esprimersi su cause sollevate nello Stivale e ancora aperte presso la Corte di Cassazione, che ha chiesto lumi circa l’interpretazione e quindi l’attuazione delle direttive per il rilascio del permesso unico di soggiorno e per lo status dei cittadini extracomunitari con permesso di soggiorno di lungo periodo.
I giudici di Lussemburgo richiamano gli Stati membri a “rispettare il principio di parità di trattamento” tra cittadini extra UE soggiornanti di lungo periodo o ammessi nello Stato membro a fini lavorativi, da un lato, e cittadini nazionali, dall’altro, per quanto riguarda, in particolare, le prestazioni sociali.
Sono comunque previste deroghe alle disposizioni delle normativa, valide però “solo se lo Stato membro abbia chiaramente espresso l’intenzione di avvalersene”. Non è però il caso dell’Italia, che “non ha espresso, in sede di recepimento” della direttiva sul soggiorno di lunga durate, l’intenzione di avvalersi della deroga alla parità di trattamento consentita dalla direttiva stessa.
Pertanto, “è contraria al diritto dell’Unione la normativa italiana” che rifiuta o riduce una prestazione di sicurezza sociale al cittadino extra UE, titolare di un permesso unico o soggiornante di lungo periodo, per il fatto che i suoi familiari risiedono in un Paese terzo, mentre la stessa prestazione è accordata ai cittadini italiani indipendentemente dal luogo in cui i loro familiari risiedono.