Bruxelles – Secondo un aggiornamento pubblicato oggi (venerdì 20 novembre) dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) esiste un forte rischio che l’influenza aviaria si sposti dai focolai di uccelli selvatici e domestici nella Russia occidentale e in Kazakistan ai pollami di Paesi europei precedentemente non colpiti. Nell’ultimo mese sono stati segnalati più di 300 casi – principalmente tra gli uccelli selvatici – in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, ma finora non sono comunque stati rilevati casi umani nei nuovi focolai e il rischio di trasmissione all’uomo rimane molto basso.
Il nuovo rapporto prende in considerazione la probabilità che il virus si diffonda dalla popolazione di uccelli selvatici nei focolai registrati nella scorsa estate al pollame nei Paesi europei occidentali, considerato il fatto che la regione si trova sulla rotta migratoria autunnale per gli uccelli acquatici diretti verso l’Europa. “Prevenire un’ulteriore escalation di questi focolai richiederà una stretta cooperazione tra le autorità sanitarie, pubbliche, ambientali e professionali”, ha puntualizzato il capo dell’unità Salute animale e vegetale dell’EFSA, Nik Kriz. Il rapporto dell’agenzia europea, supportata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e dal Laboratorio europeo di riferimento per l’influenza aviaria, ha esortato le autorità nazionali a “continuare la sorveglianza di uccelli selvatici e pollame e ad attuare misure di controllo per prevenire il contatto umano con uccelli infetti o morti“. L’evoluzione deve essere “attentamente monitorata per valutare il rischio di comparsa di virus che possono essere trasmessi all’uomo”, conclude il rapporto.