Bruxelles – Dietro i numeri che si usano per raccontare il fenomeno migratorio “ci sono le persone, con le loro storie”. Si è aperta con queste parole di David Sassoli la Conferenza di alto livello che riunisce parlamentari di tutta Europa per trovare nuove idee per un sistema europeo di asilo e migrazione sostenibile, organizzata dal Parlamento europeo e dal Bundestag tedesco, in collaborazione con i parlamenti portoghese e sloveno e la Commissione europea.
Parlamenti nazionali a confronto con la Commissione europea per trovare un terreno comune per una politica dell’Unione in materia di asilo e immigrazione. “L’UE può e deve svolgere un ruolo di leader mondiale nelle sue politiche in materia di asilo e migrazione”, sostiene il presidente del Parlamento europeo. Da mesi ormai in Europa si discute di come dotarsi di una autonomia strategica “in campo industriale, energetico, della difesa, digitale”. L’Unione potrà considerarsi un vero “attore globale credibile se saprà mostrare, come abbiamo fatto in luglio sul versante economico, che siamo uniti e siamo capaci di gestire una delle maggiori sfide strutturali che il mondo di oggi affronta: quella delle migrazioni e dell’asilo”, ha aggiunto.
Germania, Portogallo e Slovenia. I tre Paesi sono (nel caso di Berlino) e saranno (nel caso di Portogallo e Slovenia) alla guida di turno del Consiglio dell’Ue. E le loro presidenze saranno caratterizzate soprattutto dal tentativo di trovare un accordo tra gli Stati per un nuovo patto europeo per l’immigrazione e l’asilo, sulla base della proposta della Commissione europea del 23 settembre.
Per Sassoli la proposta di Ursula von der Leyen rappresenta una prima base, un punto di partenza su cui occorre lavorare. Da qui l’idea di aprire un confronto con gli Stati e i loro parlamenti per migliorarla. “Credo che ora spetti al Parlamento e al Consiglio decidere se intendono avere il coraggio di una politica davvero comune”, afferma in apertura ai lavori della conferenza interparlamentare. “Questo Parlamento è e sarà un alleato importante per trovare soluzioni basate sulla solidarietà e la responsabilità e confido sui parlamenti nazionali affinché svolgano il loro compito sulla base delle rispettive competenze”.
C’è un atteggiamento che in Europa “non è più tollerabile”, ha accusato Wolfgang Schäuble, presidente del Bundestag (Parlamento federale) tedesco. “Non si possono lasciare da soli quegli Stati membri che si trovano alle frontiere esterne dell’Unione”, i cosiddetti Paesi di primo ingresso, come Italia e Spagna, che per una questione geografica accolgono la maggior parte dei flussi migratori. Il patto presentato dalla Commissione non ha di fatto superato il principio di primo ingresso: rendendo obbligatoria la solidarietà da parte degli Stati, ma non i ricollocamenti dei migranti in arrivo, punta più che altro a incentivare i Paesi ad accogliere volontariamente le persone. In sostanza si tratta di una “solidarietà flessibile” ma secondo la presidenza tedesca “serve una suddivisione equa degli oneri”, per sostenere i Paesi come l’Italia. “È responsabilità di tutti noi”.
“Il sistema attuale non funzionava più”, ha ammesso anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che con il nuovo patto cerca di offrire il “nuovo inizio di cui l’Europa ha bisogno”. Ma una parte consistente del fenomeno migratorio riguarda coloro “che arrivano legalmente in Europa devono avere diritti chiari” perché di fatto “contribuiscono allo sviluppo della nostra società”. Inclusione e integrazione: la Commissione è a lavoro anche su questo e la prossima settimana – come anticipato dalla Commissaria agli Affari Interni, Ylva Johansson – presenterà il suo Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027.