Bruxelles – Viktor Orban e Mateusz Morawiecki questa sera hanno parlato in apertura del Consiglio europeo dedicato alla lotta al COVID, con loro anche il premier sloveno Janez Jansa, che ha deciso di appoggiarli. Prima avevano anche parlato Charles Michel, presidente del Consiglio europeo e Angela Merkel, presidente di turno dell’Unione. Pochi minuti, nei quali sono state ribadite le posizioni sulle norme circa lo stato di diritto che il premier ungherese e polacco rifiutano, bloccando così anche il Recovery fund, e niente di più, nessun processo, nessuna rissa on-line.
Anche perché Michel ha voluto tenere il tema ai margini, e prima della video conferenza ha contattato tutte le delegazioni per assicurarsi che la discussione fosse “sotto controllo”. A quanto spiegano fonti diplomatiche un incontro video non è considerato “il formato appropriato per discutere una questione così complicata”. Questo però, dicono gli uomini di Michel non vuol dire che “sottovalutiamo la gravità della situazione e anzi crediamo di dover attuare quanto prima l’accordo di luglio”. Comunque è chiaro che per implementare il piano Next Generation EU del quale il Recovery fa parte “è necessario un accordo”. Ma non si sa quando potrà arrivare, perché se è necessario un vertice in presenza sulla sua organizzazione al momento regna la massima incertezza, a causa delle norme anti pandemia. Ma tutto sommato è meglio che i 25 (o 24, se togliamo la Slovenia) evitino di mostrarsi in preda al panico.
“Sullo stato diritto – ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen al termine dei lavori – dobbiamo trovare una soluzione, milioni cittadini aspettano una risposta in questa crisi senza precedenti, e dunque continuiamo a lavorare sodo per raggiungere un accordo al più presto”. Fermi, ma senza perdere il controllo insomma. Anche Merkel si mostra realista ma tranquilla sul metodo, che sempre più sembra puntare anche strade nuove per risolvere: “Non voglio speculare su come verrà risolta la questione con Ungheria e Polonia, dobbiamo continuare a lavorare e sondare tutte le opzioni possibili. Siamo ancora all’inizio della questione”.
Dunque si è passati a discutere sul come rispondere all’emergenza COVID, ribadendo che è meglio se lo si fa tutti insieme. Von der Leyen ha insistito in particolare sulla raccomandazione agli Stati di preparare al più presto i piani per la somministrazione dei vaccini, stabilendo priorità e metodi di gestione, per evitare assalti alla diligenza quando, a quanto sembra tra poche settimane, arriveranno le primissime dosi che la Commissione ha procurato per tutti gli Stati membri.
Per quanto riguarda le consegne di vaccini che l’Ungheria ha ricevuto dalla Russia, von der Leyen non ha commentato la scelta, ma ha sottolineato che la campagna vaccinatoria “si basa sulla fiducia”, lasciando intendere che l’uso del vaccino russo, per il quale non esiste una validazione da parte delle autorità europee, non è cosa che soddisfa le esigenze di coordinamento e di sicurezza dell’Unione.
La Brexit, che potrebbe essere vicina ad un accordo, non è stata affrontata dai leader anche perché un contagio nello staff dell’Unione ha costretto da oggi ad un nuovo rallentamento negli incontri.