Roma – La Commissione si prepara “per esonerare completamente dall’IVA i vaccini, e questa decisione che abbiamo già preso resterà in vigore almeno fino a quando l’OMS non dichiarerà la fine della pandemia”. L’annuncio è arrivato dal commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni nell’ambito dell’audizione della Camera dei deputati sulle politiche fiscali dell’UE. Una scelta che si accompagna alle altre già in vigore come la sospensione dei dazi da Paesi terzi per i dispositivi medici e di protezione.
Gentiloni ha spiegato che il tema delle politiche fiscali è sul tavolo già dalla precedente Commissione, quando la gran parte dei Paesi membri aveva espresso forte contrarietà ed era entrato in stallo. Ora però “anche su una iniziativa del Parlamento europeo c’è una spinta molto forte, un’occasione unica per fare passi avanti anche in riferimento alle risorse proprie per far fronte al debito comune del Recovery fund”. Costo che si aggira intorno ai 15-16 miliardi di euro l’anno, che non sarebbe sostenibile senza una fiscalità comune.
Gli interventi sono quelli noti, la digital tax, che in assenza di un accordo negoziato in ambito OCSE a cui vengono concessi altri sei mesi, sarà oggetto di una proposta della Commissione. “Sarebbe meglio un accordo globale – dice Gentiloni – ma senza noi andremo avanti”. Un confronto che ormai appare maturo e non solo perché i giganti del web durante questa pandemia “hanno fatto grandi profitti e maturato consistenti capitalizzazioni di borsa” ma anche perché tutto questo “convive con un sistema di tassazione del secolo scorso collegato alla presenza fisica delle imprese”. Superato anche il modello di tassazione del settore energetico, che ancora contiene sostegno ai combustibili inquinanti e la cui revisione sarà accompagnata dal pacchetto ambientale della ‘Carbon border tax’ e dal contributo per chi produce plastica non riciclabile.
Sollecitato dai deputati sulle politiche di tax aggressive e dumping fiscale messi in campo da alcuni Stati, ha ricordato che questo “è oggetto delle raccomandazioni-Paese (che riguarda sei Paesi membri ndr) della Commissione ormai da diversi anni”, condizionalità che valgono anche nel pacchetto del Next generation EU. “Certamente è possibile ricorrere all’articolo 116 dei trattati in caso di incontestabile e certa violazione delle regole del mercato unico – ha detto – e nel corso del mio mandato mi propongo di usarlo e ci sono certamente dei casi. Ricordo però che questo è sempre un intervento mirato e non può essere la panacea” per risolvere tutto il problema della fiscalità comune.
Naturalmente, a margine dell’audizione, è planato anche il tema dei tempi del Recovery fund in seguito al veto al Quadro finanziario pluriennale posto da Ungheria e Polonia. “E’ un problema di cui bisognerà farsi carico e un po’ di preoccupazione sui tempi ce l’ho anche se resto fiducioso” ha detto il commissario italiano. Fiducia “che i veti rientreranno perché questi Paesi sono tra i massimi beneficiari in assoluto (del bilancio ndr) e dubito che possano o vogliano rinunciarvi”. In una trattativa “è meglio non parlare di piani B e sono convinto che la presidenza tedesca farà un buon uso di questi argomenti di mediazione”.
Infine anche sulle risorse del MES, che secondo alcuni deputati diventerebbero urgenti anche in seguito al rallentamento del Recovery fund, Gentiloni ribadisce: “Mi sono adoperato per togliere le condizioni macroeconomiche e mi sembra di essere riuscito ma non spetta a me decidere se i governi debbano farne ricorso. Io li incoraggio a utilizzare tutti gli strumenti disponibili”.