Bruxelles – Estensione dell’assistenza del fondo per la ripresa di un anno, dal 2023 al 2024, raddoppio della quota di pre-finanziamento, più controlli da parte del Parlamento, e anche più paletti di spesa per gli Stati membri. Il Parlamento europeo è pronto ad avviare il negoziato inter-istituzionale sul recovery fund (RFF), il principale strumento del meccanismo per la ripresa (Next Generation EU), e mette subito in chiaro come dovrebbe funzionare secondo le intenzioni degli europarlamentari. Dei complessivi 750 miliardi di euro per il rilancio dell’economia a dodici stelle, il grosso – 672,5 miliardi – si trova nel RFF.
Il Parlamento annuncia la sua posizione al team negoziale del Consiglio. Innanzitutto si vuole uno strumento spalmata su quattro anni invece che su tre. “La seconda ondata di Coronavirus è maggiore della prima, ed è chiaro che quella che stiamo vivendo non è una crisi di breve periodo”, spiega Sigrief Muresan (PPE), uno dei correlatori del testo approvato in commissione Affari economici. Da qui la richiesta di anticipare le risorse del 20% anziché del 10%. “Abbiamo bisogno di denaro per il recupero per raggiungere gli ambienti aziendali e i cittadini in modo significativo e rapido”, continua l’esponente dei popolari europei.
I parlamentari cercano quindi di stabilire in modo più stringente le regole del gioco. I negoziatori del Parlamento vogliono che gli Stati membri investano le risorse del fondo per la ripresa per “sei priorità europee esistenti”: economia verde e sostenibile, digitale, produttività e competitività, coesione sociale e territoriale, resilienza istituzionale e politiche per la prossima generazione come l’apprendimento permanente, miglioramento delle competenze e riqualificazione professionale. “Non vediamo il fondo per la ripresa come un bancomat con cui pagare la qualunque”, mette in chiaro il liberale Dragoş Pîslaru.
I parlamentari ricalibrano poi la gittata dell’azione dei governi nazionali nel rispetto degli obiettivi europei. “Il Consiglio ha indicato nel 37% la quota da spendere per l’economia verde, cosa che noi condividiamo. Ma siamo più ambiziosi”, continua l’esponente dei Popolari europei, Muresan. Da qui la richiesta di portare al 40% la soglia di utilizzo delle risorse UE per la ripresa nella green economy. “Non vogliamo che vengano fissati obiettivi, vogliamo che siano soddisfatti”, sentenzia la socialista spagnola Eider Gardiazábal Rubial.
Ancora, i deputati chiedono di prevedere, eccezionalmente, il principio di retroattività. Si vorrebbe che le misure adottate dai paesi dell’UE per combattere il COVID-19 a partire da febbraio 2020 potessero beneficiare di un rimborso. Una misura che intende andare incontro alle spese già sostenute dai governi nazionali, su cui però si vuole esercitare maggiore controllo.
Una delle prerogative del Parlamento europeo è quello di votare il bilancio e vedere come questo è utilizzato. Nell’utilizzo delle risorse del recovery fund si vorrebbero anche maggiori poteri di esame di attuazione dei piani nazionali. “Ciò che vorremmo vedere non è solo l’impatto nazionale” del meccanismo per la ripresa. “Vogliamo vedere la fotografia complessiva di quello che accade”. Le trattative con gli Stati membri sono aperte.