Bruxelles – Rafforzare i controlli alle frontiere esterne, registrare gli ingressi e le partenze dallo spazio Schengen e cooperare più strettamente con i paesi terzi per combattere le minacce transfrontaliere. La strategia dell’Unione per combattere il terrorismo e la radicalizzazione parte da qui. “Dobbiamo conoscere chi entra e chi esce dai nostri confini”, sintetizza il ministro tedesco dell’Interno Horst Seehofer al termine di un vertice con gli omologhi europei in cui si è discusso per la prima volta di come rendere più efficace la risposta europea alla minaccia del terrorismo.
Garantire più sicurezza alle frontiere esterne dell’area di libera circolazione Schengen dovrebbe aiutare a migliorare anche quella dentro l’Unione, pur rimanendo realisti, dice il ministro tedesco, sul fatto che “nessun politico potrà mai promettere ai suoi cittadini assoluta sicurezza”, che dipende da troppe variabili. “Molti ministri hanno menzionato Schengen e l’importanza del suo buon funzionamento”, ha aggiunto la commissaria Ue agli Affari Interni, Ylva Johansson, la quale lunedì 16 novembre invierà agli Stati “l’invito per partecipare al primo Schengen Forum che avrà luogo il 30 novembre, dove inizieremo uno scambio di opinioni per rafforzare l’area Schengen in vista della strategia che presenterò a maggio 2021″, ha spiegato.
A garantire maggiore sicurezza servirà poi rafforzare il mandato operativo di Europol, l’ufficio europeo di polizia, sia in termini di personale che in termini di finanziamenti diretti da parte dell’Unione europea. E ancora, migliorare lo scambio di informazioni e dati in formato digitali tra Stati su chi rappresenta una minaccia di terrorismo o estremismo e porre attenzione particolare al fenomeno della radicalizzazione online e offline. Si cerca di capire come intervenire su Internet per rimuovere nell’immediato (“entro un’ora al massimo”) contenuti che veicolano messaggi di radicalizzazione. Su questo fronte, il Consiglio esorta la Commissione europea a presentare “un’ambiziosa legge sui servizi digitali (DSA)” – che dovrebbe essere presentata dall’Esecutivo a dicembre – “per rafforzare la responsabilità delle società di Internet nella lotta ai contenuti illegali e alla loro amplificazione, per introdurre nuove sanzioni e altre misure appropriate”.
I ministri dell’Interno dell’Ue hanno adottato una dichiarazione congiunta in cui condannano fermamente gli attentanti terroristici che hanno scosso l’Europa nelle ultime tre settimane, dalla Francia all’Austria. Nel giorno del quinto anniversario degli attentati al teatro Bataclan di Parigi i ministri dell’Interno dell’Ue prendono posizione comune, anticipando i contenuti delle conclusioni vere e proprie sulla sicurezza interna e sulla nascita di un vero e proprio partenariato di polizia europeo che dovrebbero arrivare al prossimo vertice degli Interni del 3 e 4 dicembre, l’ultimo con la Germania alla guida del Consiglio dell’Ue. Le conclusioni affronteranno anche la questione chiave della prevenzione dell’estremismo violento e della lotta al terrorismo.
Intanto la presidenza di Berlino, nella voce di Seehofer, parla di un segnale “di forte compattezza” che è arrivato oggi dai rappresentanti dei Ventisette. In realtà, nei giorni scorsi, gli Stati membri si sono trovati divisi su come affrontare il dibattito sulla strategia Ue anti-terrorismo da adottare nei mesi a venire, con i governi di Francia e Austria che hanno spinto esplicitamente per un approccio più radicale nel collegare terrorismo, immigrazione e fenomeno religioso. Nella dichiarazione firmata si precisa che la “lotta al terrorismo non è diretta contro credenze religiose o politiche, ma contro l’estremismo fanatico e violento”, generato evidentemente dalla radicalizzazione. Nel documento ci si mantiene su toni molto
Agire insieme, come società unica, e soprattutto agire adesso. Questo il messaggio della commissaria Johansson, che il 9 dicembre presenterà l’agenda della Commissione per la lotta al terrorismo. Cinque anni fa la strage del Bataclan: da allora “ci sono stati progressi” in termini di maggiore sicurezza e scambio di informazioni a livello europeo. “Siamo molto più attrezzati contro la minaccia del terrorismo”, ma bisogna fare di più sui controlli (secondo ultime stime Europol il 22 per cento di chi entra nello spazio Schengen non è registrato dentro l’area, quindi “c’è discreto margine di miglioramento), sull’interoperabilità dei sistemi di intelligence negli Stati e poi lavorare per “prevenire la radicalizzazione”. La parola d’ordine di oggi, conclude la commissaria, è “l’urgenza”: quella di mettere in pratica quanto già disposto fino a ora ma anche quella di fare progressi nel presentare strategie nuove.