Bruxelles – Semaforo verde alla mobilitazione dei fondi Next Generation Eu per lo Sviluppo rurale dopo due round negoziali tra Parlamento e Consiglio UE. Circa 8 miliardi di euro aggiuntivi (oltre i 2,6 previsti dal bilancio pluriennale 2021/2027) di aiuti al settore agricolo, già disponibili nel 2021 e per tutto il 2022. Lo scopo, “rilanciare un’agricoltura europea sostenibile, resiliente e innovativa dopo l’epidemia del Coronavirus, in linea con gli obiettivi del Green Deal”, ha annunciato Paolo De Castro (PD), relatore per il Parlamento UE della parte agricola dello Strumento europeo per la ripresa (Eri). L’accordo politico – che supera la proposta della Commissione di subordinarli all’entrata in vigore della riforma della Pac nel 2023 – dovrà essere approvato formalmente sia dal Parlamento che dal Consiglio. Il voto degli eurodeputati è atteso durante la plenaria di dicembre (insieme al testo sul regolamento transitorio, che estende l’attuale Pac fino al 31 dicembre 2022) ed è subordinato all’accordo sul Quadro finanziario pluriennale 2021/2027. Questo sarà il principale scoglio, considerate le tensioni tra le due istituzioni sulla riapertura dei termini del pacchetto negoziato a luglio: in caso di slittamento dell’approvazione del bilancio, questi soldi non potranno arrivare nei tempi stabiliti dall’accordo siglato oggi.
Quanti sono e con quali scadenze dovrebbero essere stanziati i fondi? Così come già approvato dal Parlamento UE lo scorso 13 ottobre, degli 8 miliardi totali previsti dal Recovery Fund, 2,4 dovrebbero arrivare nel 2021 (oltre ai 2,6 miliardi di cui sopra) e i restanti 5,6 per tutto il 2022. Per l’Italia, la quota nazionale è pari a 1,22 miliardi. Almeno il 55 per cento dei fondi dovrà supportare giovani agricoltori e investimenti che promuovano lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, tramite agricoltura di precisione, digitalizzazione, miglioramento della sicurezza sul lavoro e sviluppo di energie rinnovabili ed economia circolare. Il 37 per cento sarà destinato a misure ambientali: agricoltura biologica, riduzione delle emissioni agricole di gas serra, conservazione dei suoli. Il restante 8 per cento potrà essere utilizzato dagli Stati membri per implementare i propri piani di investimento rurale, seguendo il principio di non regressione ambientale. Le misure ammissibili secondo i criteri dello stanziamento dei fondi aggiuntivi saranno interamente sostenute dall’Unione Europea e i Paesi membri non dovranno contribuire con spese aggiuntive dai propri bilanci nazionali.
“Il Parlamento Europeo ha dimostrato di poter guidare il processo legislativo europeo, per rispondere ai bisogni reali dei nostri cittadini, delle nostre comunità rurali e dei nostri agricoltori”, ha aggiunto De Castro, ricordando anche il “principio democratico di accesso agli investimenti“: agricoltori e operatori agro-alimentari potranno essere supportati al 75 per cento delle spese sostenute (alzato il tetto attuale del 40) e il livello massimo di aiuto al primo insediamento dei giovani agricoltori è stato portato a 100 mila euro (dagli attuali 70 mila). “Questo accordo è stato raggiunto in tempi brucianti grazie alla collaborazione con la presidenza tedesca del Consiglio”, ha concluso De Castro, “e vuole essere un gesto concreto di solidarietà verso un settore che, anche nelle fasi peggiori della pandemia, non ci ha mai abbandonato”.