Bruxelles – L’Unione Europea è pronta a prendere “misure rapide e decise” per contrastare la nuova ondata di terrorismo che l’ha colpita nelle ultime settimane. Dopo l’annuncio della settimana scorsa del presidente francese, Emmanuel Macron, di voler presentare proposte per una “revisione profonda” dell’area Schengen in cui vige libertà di circolazione (26 Stati UE più Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera), oggi (martedì 10 novembre) l’inquilino dell’Eliseo ha ospitato in presenza il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, e in videoconferenza la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il premier olandese, Mark Rutte, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in un mini-vertice per discutere dei prossimi passi condivisi a riguardo.
A tracciare la linea dell’Unione Europea è stata proprio la presidente della Commissione, che ha subito ricordato che “non c’è tempo da perdere, bisogna agire in fretta”. Von der Leyen ha ribadito che “quella dell’Unione Europea è un’unica area“, quasi a sgombrare (apparentemente) il campo da equivoci sul fatto che possano essere ripristinati controlli sui confini interni, come invece il termine “riforma Schengen” suggerirebbe.
Il 9 dicembre la Commissione presenterà un nuovo programma per combattere il terrorismo in Europa. “Lavoreremo su tre aspetti: prevenzione su Internet, una risposta comune e protezione delle frontiere esterne”, anticipa. Se la prevenzione riguarda un “coinvolgimento delle piattaforme online contro l’hate speech“, vale a dire ogni forma di incitamento all’odio, la risposta avrà come obiettivo quello di “mostrare alle comunità che si sento escluse che c’è un futuro in Europa”. Per questo motivo sarà presto lanciato il Programma europeo di integrazione e inclusione.
Il terzo punto è quello che sta più a cuore alla Commissione.”Entro maggio sarà presentato il nuovo progetto su Schengen, per il rafforzamento delle frontiere esterne. I punti toccati saranno migrazione, poteri di Europol, l’ufficio eurpeo di polizia, e cooperazione tra le polizie transfrontaliere”, ha concluso von der Leyen.
Our work against terrorism will focus on 3 areas: prevention, protection & response.
We will soon present a new EU agenda to fight terrorism. https://t.co/S0hv4c4FT9
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) November 10, 2020
Il presidente del Consiglio UE Michel ha voluto ribadire che “bisogna lavorare molto intensamente per aumentare la sicurezza dell’Unione e sconfiggere la minaccia terroristica: questo è il punto principale della riunione dei ministri degli Affari interni del prossimo venerdì“. Per Michel è fondamentale “proteggere la democrazia europea, non possono esserci compromessi con i valori che muovono la nostra società” e anche per questo motivo ha insistito sull’importanza di rimuovere i contenuti online che incitano al terrorismo e “formare gli imam presenti in Europa”.
Anche tra i leader europei è condivisa la necessità di una risposta chiara e rapida al ritorno della minaccia terroristica. “Da Parigi a Bruxelles, passando da Berlino, Vienna, Barcellona, Copenhagen, è ormai una realtà dell’Europa intera”, ha dichiarato Macron. “Qualsiasi buco nella sicurezza alla frontiera esterna o in uno degli Stati membri è un rischio per la sicurezza degli altri Stati” ed è per questo motivo che, secondo il presidente francese, è “assolutamente necessario riformare lo spazio Schengen“. La risposta europea dovrebbe poggiare sullo “sviluppo di database comuni, scambi di informazioni e rafforzamento delle politiche penali”, oltre all’applicazione “completa e rigorosa dell’arsenale di misure di cui l’Europa si è già dotata”.
Una riforma “rapida e coordinata” contro il terrorismo è stata menzionata anche dal cancelliere austriaco Kurz. “L’idea di un’Europa senza frontiere sopravviverà solo se ci sarà un rafforzamento delle frontiere esterne. È fondamentale sapere chi entra e chi esce dal nostro spazio comune”. Parole simili a quelle usate anche dal premier Rutte e dalla cancelliera tedesca Merkel, con quest’ultima che poi ha aggiunto: “Non è una guerra contro l’Islam, ma una difesa del nostro modello democratico di società”. Ecco perché “dobbiamo di stringere i contatti con le comunità islamiche e gli imam per prevenire altri attacchi terroristici di matrice fondamentalista religiosa”.