Bruxelles – La sfida per la neutralità climatica passa attraverso l’innovazione tecnologica. Ne è convinta la Commissione europea che sta cercando di trasformare il suo obiettivo di una politica più verde in una vera e propria strategia economica. Le due transizioni, verde e tecnologica, sono processi complementari.
Attualmente “la nostra vita e la nostra economia hanno effetti negativi sull’ambiente a causa dell’emissione di anidride carbonica e altri gas a effetto serra”, sottolinea a Eunews Angelo Frascarelli, Professore associato del dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali dell’Università di Perugia. La sfida è quella di ridurre in modo significativo l’impatto dell’uomo sull’ambiente, intervenendo a più livelli e su più fronti. La ‘Farm to Fork’ è la strategia che riguarda propriamente il settore agricolo con cui l’Esecutivo comunitario mira a intervenire sulla filiera agroalimentare europea sviluppando politiche più sostenibili dal punto di vista della neutralità. Il settore primario è uno dei campi di applicazione in cui la trasformazione digitale potrebbe aiutare a centrare gli obiettivi di sostenibilità e innovazione fissati dal Green Deal. Il che si traduce, ci spiega Frascarelli, nella capacità “di intervenire per produrre minori quantità di emissioni di anidride carbonica e possibilmente anche lavorare per catturarla”.
Dare un prezzo al carbonio, la via per un futuro più sostenibile
L’agricoltura è in effetti “l’unico settore che consente la cattura di anidride carbonica” dall’atmosfera attraverso una gestione sostenibile dei terreni “ma anche attraverso le macchine”. Nel quadro del Green Deal saranno dunque premiate tutte “quelle tecniche che permettono di aumentare la sottrazione di anidride carbonica” accumulata nell’atmosfera. Ci sono diversi modi per farlo. Ad esempio, ci spiega Frascarelli, “con una coltivazione come il tabacco – che normalmente inizia a maggio e finisce a ottobre – abbiamo il terreno scoperto per diversi mesi”. È possibile sfruttare il periodo di terreno libero “per seminare colture di copertura che aiutano a immagazzinare anidride carbonica e immetterla nel terreno come sostanza organica”. Con la semina di colture di copertura si contribuisce a conservare o aumentare la fertilità del terreno. Esistono poi tecniche che “tramite agricoltura di precisione, riducono o razionalizzano l’utilizzo di agro-farmaci o fertilizzanti, il cui sistema di produzione è responsabile della produzione di molti gas a effetto serra”.
Sempre più discussa, inoltre, la possibilità di dare un prezzo al carbonio per costringere le imprese a inquinare di meno. In futuro per “ogni coltivazione e produzione si andrà a misurare l’impronta di carbonio, quindi chi lo emette dovrà pagare, mentre chi lo sottrae verrà pagato”. La grande sfida in Europa, ma anche nei singoli Stati membri, è quella di sviluppare “tecniche che riducano le emissioni di anidride carbonica e, invece, ne aumentano l’assorbimento”.
Riformare la PAC, l’impatto sulla filiera tabacchicola
Molto si discute in Europa della nuova PAC, la Politica agricola comune dell’Unione europea, dopo il 2020, che rappresenta anche la più grande forma di sussidi diretti al settore primario europeo. Una riforma della PAC, sulla base di una proposta della Commissione del 2018, è stata al centro della sessione plenaria dell’Europarlamento del 19-22 ottobre. Gli eurodeputati hanno dato via libera alla riforma che si fonda su tre regolamenti riguardanti i piani strategici della PAC, l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli, la struttura di Governance e il finanziamento della spesa agricola.
Quanto potrebbe influire una revisione della politica agricola comune sulla filiera tabacchicola in Italia? Frascarelli è convinto che per il tabacco, la riforma della PAC abbia avuto una svolta “nel 2006 con l’introduzione del cosiddetto disaccoppiamento, ovvero una tipologia di sostegno economico non più direttamente legato alla produzione”. In sostanza, gli agricoltori europei potevano coltivare tabacco o un’altra coltura, ma ricevevano lo stesso sostegno economico. Dal 2006, questo sostegno finanziario da parte dell’Ue “è stato disaccoppiato in maniera solo parziale, dal 2010 in maniera totale”. Si può dire, quindi, che una “vera rivoluzione della PAC per la filiera tabacchicola ci sia già stata”.
Nella riforma della Politica Agricola Comune – su cui devono partire nei prossimi mesi i negoziati a tre -, “l’unica novità per gli agricoltori italiani è che il sostegno diventa gradualmente uniforme per tutti, il che significa che tra il 2023 e il 2026 tutti gli agricoltori riceveranno lo stesso sostegno per ettaro. Il processo è ancora in corso e tra gli altri Paesi in Europa in cui si coltiva tabacco, “la situazione in Spagna è simile all’Italia, per cui in sostanza l’unico effetto reale è l’uniformazione del sostegno”. In Polonia, invece, questo principio di uniformazione del sostegno era già in uso.
Philip Morris Italia e Università di Perugia per la Smart Agriculture
Da circa sei anni è nata una collaborazione tra l’Università di Perugia e Philip Morris Italia su diversi progetti che vanno proprio nella direzione di favorire la neutralità climatica al 2050, cercando di coniugare “efficienza economica, efficienza ambientale ma anche sociale perché molte di queste innovazioni aiutano imprenditori e lavoratori a lavorare meglio”, racconta Frascarelli. In primis un progetto di gestione aziendale per migliorare l’accesso alle informazioni. “Ancora oggi gli agricoltori non possiedono informazioni adeguate sulla loro gestione aziendale, sui dati economici e sugli input”. Aiutandoli a “razionalizzare si dà un grande contributo all’ambiente perché si possono evitare gli sprechi di mezzi tecnici, un obiettivo fondamentale”. L’altro progetto “che stiamo portando avanti si chiama ‘Precision Tobacco’, che vuole favorire l’agricoltura di precisione e digitale nella coltivazione del tabacco”, costruendo un “macchinario che trapianta il tabacco mettendo più piante nelle aree del terreno più fertili e meno in quelle meno fertili. Questa tecnica consente di ottimizzare la produzione, evitando anche sprechi in termini di fertilizzanti e agro-farmaci”.
Ciò che è evidente è che le “ambizioni climatiche e ambientali si realizzano con l’innovazione, non con un ritorno all’agricoltura del passato”, sintetizza Frascarelli. Ma quanto ha colto l’Italia di questa trasformazione necessaria da mettere in atto? “L’agricoltura italiana ha le basi per essere più ‘smart’ di tutta Europa, perché già attualmente è già molto sostenibile”. Ciò che va acquisito con più urgenza “è una maggiore consapevolezza ambientale che in Italia è minore rispetto ad altri Paesi europei. Quindi se accresciamo la consapevolezza degli obiettivi ambientali sia nella popolazione che negli imprenditori agricoli possiamo sfruttare questo vantaggio competitivo di essere già un’agricoltura sostenibile, variegata e diversificata in Ue. Abbiamo già molti punti di forza, ci manca la consapevolezza”, conclude il professore.
Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia.