Bruxelles – Più controlli alle frontiere interne allo spazio Schengen contro il terrorismo. Il presidente francese Emmanuel Macron lancia l’idea di una riforma profonda dell’area di libera circolazione europea dopo che nuovi attacchi terroristici in Francia e in Austria hanno scosso un’Unione europea già provata dalla lotta al Coronavirus. Lo fa mentre è in visita al confine tra la Francia e la Spagna annunciando un raddoppio negli dagli attuali 2.400 a 4.800 poliziotti, gendarmi, e soldati che controllano il confine italiano e quello spagnolo”.
“La lotta al terrorismo implica il rafforzamento dei controlli alle frontiere interne nello spazio Schengen”, ha detto il capo dell’Eliseo, secondo il quale controlli più serrati alle frontiere interne sono necessari per frenare l’immigrazione clandestina. Parla poi di una “profonda revisione di Schengen per ripensare la sua organizzazione e per rafforzare la nostra sicurezza di confine comune con una forza di frontiera adeguata”.
Da parte di Macron non si tratta solo di parole, ha già fatto sapere che formulerà proposte concrete agli altri leader al prossimo Consiglio europeo di dicembre. Probabile che l’idea di Macron sia quella di portare avanti l’eventuale riforma durante il mandato della Francia alla presidenza al Consiglio, prevista da gennaio a giugno 2022.
Renforçons notre sécurité.
Refondons Shengen. pic.twitter.com/hInm8YMmlo— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) November 5, 2020
Da Nizza a Vienna, dopo i recenti attentati di matrice islamica in Europa, torna attuale il tema della lotta alla minaccia terroristica e all’immigrazione clandestina. Nel caso di Nizza, il 29 ottobre, l’uomo che ha ucciso tre persone nella Cattedrale della città francese era di origine tunisina arrivato sull’isola di Lampedusa a settembre e si era liberamente spostato in Francia in treno.
Attualmente l’area di libera circolazione Schengen si compone di 26 Paesi, di cui 22 Stati dell’UE: Belgio, Repubblica ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia,
Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia, insieme a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Bulgaria, Croazia, Cipro, Irlanda, Romania (e prima di Brexit anche il Regno Unito) sono Stati membri dell’UE, ma non fanno ancora parte dell’area di libera circolazione. Tutti gli aderenti allo spazio sono privi di controlli alle frontiere interne (cioè ai confini tra due Stati Schengen). I controlli rimangono alle frontiere esterne.